venerdì 18 aprile 2025

Scendere a patti

Poi scrissi scendendo a patti con tutte le illusioni…Se fosse possibile sarei ancora con fogli di carta e una penna in mano: nessuna tastiera e nessuno schermo se non il riflesso dei miei occhiali. Starei ancora in attesa di un’idea masticando pensieri un rigo dopo l’altro, con pigrizia, immaginando la vita come non è quasi mai e guardandola con lieta cupidigia quando ti passa accanto e ti lascia attonito davanti a tanta bellezza.

venerdì 7 marzo 2025

L’altra lingua, l’altra sintassi


 Tutti voi assieme a me dovete afferrare l’altra lingua e la sintassi che le compete, quella del confronto cosciente e non dello scontro a difesa di qualcosa che è già trascorso proprio a causa di sciocchi e reiterati tentativi di imbalsamarlo. Si cresce assieme da soli si invecchia e basta.

giovedì 20 febbraio 2025

L’opposizione mentale

Sono un vecchissimo sessantottino, sensibile ancora all’istinto della contestazione per motivi “generali”; ho imparato ( come tutta la mia generazione del resto) a mie spese quanto sia indispensabile uscire dai lacrimogeni ed entrare nell’opposizione mentale. Essa non può prescindere dalla conoscenza storica di questo paese e deve prescindere invece dai “muro contro muro” dettati da ideologie vissute come assiomi..

martedì 18 febbraio 2025

MUOIO OGNI VOLTA

Sono un marinaio che ha bruciato tutte e carte nautiche preso dal folle convincimento che i mari siano tutti uguali e identiche le rotte che lo attraversano. Ma io muoio ogni volta… quello che c’è prima, tutto il territorio che precede il momento clou è ciò che amo, la vera spinta ad una penetrazione che, a quel punto, diventa quasi ineluttabile. Il collo nudo di una donna girato di fianco, la zona di confine tra la pelle delle sue cosce e le autoreggenti (odio i collant), mi eccita il probabile e lo avverto da lontano. Molto di più e al di là di quanto dicano i miei genitali o queste stupide parole. Il tallone di un piede uscito per metà da una scarpa o la cupola dei seni messi a respirare da una scollatura; questo è solo l’inizio e vorrei durasse all’infinito. Se guardo una vagina mezzo nascosta da un paio di mutandine la disegno con la mente: mi piace vederla semisocchiusa e in attesa di richiudersi sulla mia verga. Muoio ogni volta mentre faccio sesso questa è la verità.Consumo il mio vigore e disperdo con lo sperma la mia energia profonda e adesso comincio a sentire la fine sempre più vicina. Muoio sì, muoio, chi lo ha detto che il sesso è vita. Io muoio perché cerco l’altro sesso, l’altro pianeta quello di cui mi sento cittadino ma senza più il passaporto per tornarci. Parlo per questo scrivo per l’identico motivo. Ti sfioro le tette come se scalassi un monte ma mi hai dato solo la vagina e adesso ridi perché quella parte apparentemente non ti si guasta mai mentre il mio bastone scivola veloce sulle sabbie mobili di una ricerca impossibile. Ti avverto… verrò da te ancora per dimostrarti che le grandi labbra non sono tutte uguali e ognuna parla una lingua diversa: proverai a nasconderti dietro qualche parola usata per stimolare la mia erezione, così la componente genitale della mia anima ti seguirà come un cagnolino. Poi la soffocherai tenendola lungamente in bocca ma aspetterai invano la mia gelatina vischiosa: dobbiamo fare un patto non scritto noi due: io ti do la mia metà di vita e tu mi apri la porta del tuo intelletto che io possa scoparlo e morirci finalmente dentro.

mercoledì 12 febbraio 2025

Incomunicabilità

C’è un muro di gomma o di cemento. Io lo vedo è palese, un gatto che si morde la coda. Tremori esistenziali o poesie della vita. Amori e amore a tutto spiano. Io ho amato ma i blog non c’erano ancora. Tutto il resto muore nell’incomunicabilità

lunedì 10 febbraio 2025

BURQA

Parlare di islam oggi in rete senza il pericolo di uscire ad ogni momento dal seminato concettuale e non finire come sempre nell’infinito refrain del “noi siamo migliori di voi”, sta diventando difficile. Perché semplicemente guardare i fatti e i numeri è difficile da sostenere ed è invece molto più utile, comodo e proficuo appoggiare certe chiamiamole posizioni nei confronti dell’islam. Ho scritto varie volte in questi anni che l’islam è il medioevo istituzionalizzato e questo aggettivo fa una differenza profonda con la situazione in occidente. Da noi persistono vergognosamente e si ripetono fatti che vanno contro le leggi dello stato, fatti legati evidentemente a convenzioni sociali e mentali profonde che non hanno ancora fatto breccia in modo totale tra i cittadini; la legge sul delitto d’onore in fondo è stata abrogata da poco (1981) ma adesso quella legge non c’è più…è rimasto diffuso in certi ambienti il senso di proprietà nei confronti della donna è vero ma la legge cui appellarsi NON C’E’ PIU’. E questo non è un fatto da poco, è molto importante invece. La società islamica ( diffusa ampiamente in vaste regioni del pianeta) è sovrapposta al dettato religioso, ne è palesemente una fisiologica emanazione; lo dicono i fatti, la storia, i numeri, il fatto che dovunque ci sia una comunità islamica si ripetono sempre le stesse dinamiche. Gli stati islamici sono TEOCRATICI signori miei, basta leggere con un minimo d’attenzione le cronache degli ultimi decenni. Gli stati occidentali lottano da secoli contro questo concetto avendo come obiettivo la creazione di una società e di leggi che abbiano alla base il principio opposto: la laicità. Se non si comprende questo concetto qualsiasi discussione è falsata nel fondo. Le valutazioni che tendono ad escludere la radice religiosa da certi atteggiamenti significano a mio parere che il lavaggio del cervello e la comodità ideologica che fa riferimento ad un certo trend ormai avviato, hanno ottenuto il loro scopo: l’slam che è molto più semplice e aggressivo ideologicamente, ci sta conquistando e non trova resistenze nemmeno in quelli che, maschi o femmine, dal suo propagarsi ne riceveranno i maggiori danni. A proposito di cose dette pane al pane e vino al vino, a proposito di discussioni stantie e false, a proposito della mia idea che, in quanto mia, difendo con tutto me stesso... Una delle cose che non digerisco della sinistra e delle donne di sinistra è il silenzio complice e prolungato, la mancanza di scandalo adeguato al problema della donna nel mondo islamico. E' una storia per me lunghissima, uno dei motivi che mi hanno convinto da 20 anni a prendere le distanze chiaramente da un certo tipo di ambienti cultural chic. Ma non c'è verso. La situazione dura così da anni e anni: non conta vedere riproposte di tanto in tanto immagini orribili di donne ridotte in schiavitù e uccise come bestie da macello. Oggi spesso da più parti e anche nei blog di tendenza e politicallycorrect il sistema più usato è il silenzio oppure la rispostina già pronta e preconfezionata " anche l'occidente usa e sfrutta le donne". Vedo anche oggi riprodotte sul web e sulla stampa " che conta" le stesse minchiate ipocrite e strumentali: di alcuni argomenti che discendono da concetti fondamentali quali famiglia, diritti uguali uomo-donna, diritto allo studio, laicità dello stato ed altri ancora si parla, sempre a sinistra, con le molle. Quasi si abbia paura di offendere qualcuno, di ostacolare certe strategie di fondo.
Le femministe, che ai miei 17 anni mi mandavano affanculo dichiarandomi stronzo maschilista per difetto genetico e familiare, non fanno mai nulla per le donne schiave dell'islam, non piantano mai casini infernali nei loro ambiti culturali, non scrivono e non dimostrano mai sui loro blog, nei loro cortei. Le donne di sinistra sono troppo colte e troppo false per parlare fuori dai denti del medioevo importato in Europa assieme al burqa. Però sono anche amanti della musica rock e della libertà sessuale conquistata a fatica negli ultimi decenni: sono certamente e giustamente in prima linea contro quel cancro diffuso nella nostra “bella e luminosa civiltà” che va sotto il nome di femminicidio. Penso che dovrebbero riflettere con maggiore attenzione alle premesse culturali e religiose che sottendono questo fenomeno: senso e diritto al possesso del corpo femminile in esclusiva e sua sottomissione. Non vedete che si affaccia l’Islam e il suo Burqa? Come fate a non vederlo? Torniamo alla musica, ai suoni che hanno nutrito la mia adolescenza e i miei ventanni ( sospiro). Cosa hanno colpito i terroristi islamici? Giornali ( ma lo facevano anche fascisti e nazisti) e locali pubblici come il Bataclan! Un locale di concerti, sex drugs and r&R: si faceva musica e c’erano ragazzi che amavano quel tipo di musica, la stessa che ho amato io e amo ancora…. ma io sono uno stronzo che non crede alla fratellanza universale per partito preso. I giovani europei che vanno ai concerti rock, rischiano di essere giustiziati; poco male ragazzi vi faranno un funerale laico (ma lo sapete cosa significa il termine?) così non verrete infangati nel ricordo di una religione che ormai sconoscete e ci sarà anche un imam a tenere il discorsetto affermando che queste cose sono riprovevoli e non si fanno. Ma nessuno vi dice che la musica per l’islam è un espressione demoniaca, la pittura e la scultura anche. Resto uno stronzo. Il novanta per cento della nostra civiltà è in rotta di collisione con l’islam, per un musulmano vivere in occidente da cittadino normale significa ipso facto abiurare alla sua religione; chi si deve adeguare al laicismo sempre più imperante in Occidente? Anche questo è un argomento tabu’. Noi con le ragazze seminude che fanno l’amore quando vogliono e se ne fottono di molte delle cose che a Bagdad sono invece fondamentali. Noi con il rock , la satira, i quadri che rappresentano santi madonne e Dio (Michelangelo docet) siamo tutti da convertire. Ci avete mai pensato? Oppure visto che avete dai sedici in su tra uno spinello una birra (bevete come porci infedeli), una mano sulle tette della ragazza vicina che magari andrete a scoparvi prima del matrimonio, ci avete mai pensato? E non avete nessuna intenzione di pensarci questa è la verità!. In fondo dobbiamo continuare a vivere come ci pare….per quanto tempo ancora?
Non dobbiamo farci intimorire…ma farci raccontare balle (chiamiamole così) è lecito, ci fa più belli civili e comprensivi. Di tanto in tanto possiamo scrivere post pieni di sentimento, in linea col dettato ideologico dominante, post che hanno lo stesso significato della Tour Eiffel illuminata una sera sì e l'altra pure con i colori più vari. Post che ne hanno la stessa efficacia. Il web è come al solito una delusione per me. La stessa degli altri media dove pare diventato impossibile usare una logica o un’analisi anche solo elementare nei confronti di alcunché: nella gran parte dei casi riusciamo solo a fare chiacchiere da bar, a manifestare la forte tentazione di mandarci affanculo che risolviamo poi in zuccherosi complimenti alla nostra comune buona civiltà. Mi immalinconisce tutto questo, mi da molto fastidio che i discorsi sull’islam non dicano mai nulla chiaramente su diritto allo studio, diritto alla salute, libertà di pensare e vestire, uguaglianza sociale e sessuale. Perché il problema è lì, i numeri dicono questo. Una volta potevo capire che l’ignoranza diffusa non permettesse di uscire da certi luoghi comuni ma oggi sentire parlare di islam e sfera femminile in un certo modo da parte di donne che si dicono liberate ( anche di scopare con chi dicono loro e trarne un utile economico) o si dicono femministe e autonome, giustamente orgogliose della loro indipendenza, che lottano per un mondo dove il valore enorme della parte femminile del mondo sia riconosciuto nei fatti. Ecco vedere smentito mediocremente tutto questo solo per valutazioni di comodo ideologico o relazionale mi fa veramente incazzare. PS: leggo che l’Ikea ha eliminato tutte le immagini di donne dal suo catalogo per i paesi arabi. Coincidenze? Il pezzo che metto qui come sigillo è dei LED ZEPPELIN, la loro starway to heaven non so bene da dove passi ma certo non transita da Medina.
Let’s play rock n’roll for ever guys.

La Fede e il resto

Credo che non siamo solo quel che si vede o si scrive, non finiamo qui e non siamo terminati col nostro termine organico: vorrei chiamarlo Dio ma l’entità religiosa ufficiale con la quale sono cresciuto me lo ha tenuto distante da almeno 20 anni a questa parte. Non è colpa del Signore ma di certe interpretazioni, non è colpa della Croce ma dei roghi accesi attorno ad essa dagli uomini di chiesa. Spesso è stato il Vaticano ad allontanarmi dalle manifestazioni pubbliche di fede.

sabato 8 febbraio 2025

Ritorni

Delle enormi fesserie lette in rete in questi anni non voglio parlare adesso e nemmeno della proterva e cafonesca aria che tira in certi “profili personali” in certe risposte e in certi commenti (la moderazione si sta allargando a vista d’occhio). Preferisco parlarvi del grande piacere che mi da ripassare da certe stanze, aprire capitoli che dormono da qualche anno e che sono ancora perfetti, accesi e luminosi come quando furono scritti: ecco io vorrei che tutti i blog fossero capaci di dare quel tipo di sensazione, che fossero lo specchio fedele della nostra intimità vitale che resta legata alle parole e con essa resusciti quando vi poggiamo lo sguardo sopra.

LA LUNA AFFACCIATA SUL MARE

E’ questo il tempo? Quello che vorrei è un distillato di scrittura, ora che ancora posso permettermelo. Negli anni precedenti ho mangiato molta letteratura, i blog sono stati alcune delle portate del ristorante. Certe volte ho anche pensato di aver esagerato, che fossi vicino ad un’indigestione: mi sono rimproverato di non aver saputo o voluto discriminare, di aver cercato dentro la lettura il senso di molte cose del mondo. Pensavo che per giudicare o censurare dovessi prima leggere in ogni caso e con qualsiasi premonizione. Ho ingurgitato una marea di sciocchezze palesi, una pletora di sfilate sartoriali fini a se stesse. Non ho più il tempo di dilungarmi, mi è restato quello di immaginare o far immaginare. Ho motivo di supporre che il problema della “sincerità” sui blog non sia solo una mia supposizione: comunque lo si voglia definire questo picchiettare sui tasti, il senso o il fine di una pagina virtuale non può prescindere da una verità di comunicazione senza la quale un Blog non è nulla. Ci sono “nulla” imponenti in rete e non lo dico dall’alto di un’arroganza o presunzione di merito: i nulla sono talmente evidenti da non necessitare di alcuna spiegazione. Non sono legati solo ad una sintassi o ad una lingua raffazzonata e nemmeno ad argomenti più falsi e stucchevoli delle stoviglie di plastica: sono luoghi di una risibile tendenza al ribasso dove si cinguetta del come sei bello come sei giusto come sei bravo.
A volte sono anche scritti bene e non è quello il metro di giudizio da utilizzare; la cifra stilistica o letteraria cui fare riferimento. E’ un pericolo cui tutti siamo esposti perché il comodo di un abbraccio a priori per non essersi spostati di una virgola dal target sociale e culturale di riferimento è qualcosa di ipnotico. Ma io vi domando, mi domando, quale altro scopo può avere un blog se non quello di aprire alla conoscenza e alla comprensione spiriti e culture diverse?
Comunicare e goderne, questo è il mezzo che abbiamo fra le mani. 
Non siamo tutti uguali e non abbiamo eguale talento, ciò non significa appiattirsi verso il basso ma semmai il contrario. L’altra sera ho pensato, guardando la luna affacciata sul mare, che l’amore per me era ed è sempre stato l’eco della mia solitudine dinanzi alle cose che amo. Il desiderio perennemente insoddisfatto di condividere la poesia della vita in tutte le sue manifestazioni con un’altra da me. Perché io così da solo non mi basto, non mi accetto: è uno spreco indicibile non potere o non riuscire a dire guarda, tocca, senti a d un altro essere che lo intenda così come io lo respiro, lo scrivo…lo vivo.
Pensai che il blog sarebbe stato utile a questo: la testa fuori e le mani alzate per continuare a rincorrere i sogni, per non sfogliare le pagine da solo. Così in parte è stato: devo confessarvi che, tranne i momenti di fisiologica stanchezza, queste pagine mi escono fuori con una naturalezza che sorprende anche me ma non avevo considerato i pericoli che cavalcare la tigre del consesso umano comporta. Esiste una sensualità nel proporsi per scritto che non ha nulla da invidiare a quella che vive nelle pieghe della carne, una febbre oscura e improvvisa che non viene dalle propaggini di un letto; io non ho intenzione di negarla e, se la incontro, riconoscendola mi abbandono a lei con sconsiderata fede. L’amore prende e dà, più lo misuriamo e più ci sfugge, inserito nelle roboanti categorie della nostra tremebonda mediocrità ride di noi, ci sfiora, a volte si presenta dopo una svolta e ci fa sbandare con cinica abilità. Così ho fatto trascorrere una parte della sera ed ho aspettato la luna per sorprenderla mentre trescava col mare. Ed ero solo.
Credo d’averlo detto tempo fa: parlo sempre e solo d’amore, anche se gli argomenti sembrano i più vari il pentagramma è quello. Evidentemente non sono capace d’altro. Evidentemente mi appare così indispensabile da dargli tutto lo spazio di cui dispongo. Lo sento, come assenza o presenza, in ogni occasione…e se parlo delle campagne assolate della mia isola è amore; se vi racconto del branco di ricciole incontrato nelle acque di Linosa è amore; se vi dico che ho immaginato di togliermi di mezzo è amore. Non sarò certo io a dire la parola definitiva, a spiegarmi e trasmettervi finalmente il segreto bilancio di questo sentimento. Non sarò io e mi dispiace, in fondo penso di averla intravista un paio di volte la risposta giusta…troppo poco e troppo in fretta. Che mi manchi da morire è palese, altrettanto chiaro che non sarà in questa vita che potrò stringergli i fianchi.

giovedì 6 febbraio 2025

VILLA MALFITANO

La stanza di casa mia era ombrosa, mi piaceva riconoscerla: la poltrona accoglieva il mio corpo come solo un mobile di famiglia può fare. Sembrava il saluto di un vecchio amico. Nulla era fuori posto, sarebbe stato incredibile il contrario; ma io non provavo alcun conforto. Ero lì e basta, a guardarmi in faccia e a non riconoscermi. Nella libreria alcuni volumi, più consunti di altri, parlavano delle mie letture più assidue: Pirandello, Stendhal, Quasimodo…e il secondo volume della storia delle civiltà del Durant, splendido come sempre nella sua brossura dorata. Davanti al mobile in noce, imponente, la poltrona in velluto verde sulla quale ero seduto e, a lato, la lampada a stelo a forma di calice, uno dei pochi acquisti bizzarri di mio padre. Nel silenzio placido delle cose familiari sentivo le innumerevoli ore trascorse ad inseguire i miei sogni segreti. Tutti quei libri di fronte a me sembravano un folto pubblico assiepato nell'arena della mia vita. Essi avevano già chiaramente espresso la loro opinione: ero certamente un idiota. La sensazione di vuoto mi isolò e mi protesse per un tempo indefinito e così quell'anno, giunto quasi alla fine, potè defilarsi senza ulteriori scossoni. Masticavo le giornate lentamente, ma esse erano prive di gusto: grossi ciotoli levigati tutti uguali gli uni agli altri, rotolavano tra la libreria e le strade di Palermo. Io non ero più il turista di lusso a tempo pieno di sei anni prima, ero diventato piuttosto un poveraccio affamato, costretto a guardare il banchetto della vita da dietro un vetro spesso: le esistenze altrui. Nessun rumore, nessun profumo… ai miei sensi non giungeva più niente e tutto quel movimento che osservavo, privato delle sue note caratteristiche, sembrava un turbinio senza senso. Sapevo cosa facevo e dove mi trovavo: il bagaglio storico e personale dei luoghi che attraversavo mi era ancora perfettamente noto, ma io non lasciavo traccia di me stesso nel mio animo. Ero diventato un libro stucchevole riletto senza voglia. Le rare volte in cui ponevo attenzione alla mia condizione esistenziale, quelle dove non arrivava l'onda del grande sonno, la mia spinta vitale non superava un cupo fatalismo e una rabbia sorda e inutile. Fu una fortuna che la dolcissima primavera siciliana fosse indenne alle mie elucubrazioni crepuscolari e passasse , affascinante, sopra il mio pietismo stolto e grigio. Cominciò a sfogliare il libro che custodiva l'inventario perfetto delle emozioni senza tempo, mise dentro i miei occhi il blu antico delle sere sopra i palazzi barocchi, dentro le mie orecchie la commozione infinita d'una musica che non aveva mai cessato di suonare e, una sera d'aprile, mi portò in Via Dante per abbandonarmi da solo con i miei pensieri dinanzi al grande cancello di Villa Malfitano.
Non era ancora buio, mi trovavo in quella "terra di nessuno" in cui la luce era sufficiente a definire i contorni delle cose ma inadeguata per distinguere con certezza il giardino al di là delle sbarre nere. Così vedevo l'oleandro accanto alla casa del custode, ma non riuscivo a distinguerne il colore. L'edificio principale, lo sapevo, era completamente nascosto dalla massa arborea del giardino e si trovava alla fine del viale di ghiaia bianca che iniziava ai miei piedi e spariva, dopo una curva, a trenta metri dal cancello. Il rumore delle auto alle mie spalle era in perfetta sintonia con la mia città fine anni '70, distonica e volgare, che mi blaterava alle spalle. Fu il fastidio d'ascoltarla che mi spinse a cercare rifugio mentale nella penombra elegante e leggera di quest'altra Palermo, sparita cinquant'anni prima dentro un giardino. E' impossibile conoscere con certezza il funzionamento dei meccanismi della vita, anche se è la tua, ma quella sera mi riappropriai di me stesso, dei miei sentimenti e, con gioia, finalmente mi sentii male. La vecchia signora Whitaker uscì dal suo ritratto ad olio posto all'inizio della grande scala che portava al piano superiore della villa. Disse qualcosa alla sorella dentro l'altro quadro assorta in chissà quali pensieri e poi attraversò il giardino passando sotto la volta verde del gigantesco ficus per introdurmi a casa. Mi sembrò un'eccessiva confidenza per uno sconosciuto come me, forse uno scambio di persona? Mi chiese solamente di chiudere gli occhi… una visita personale e discreta per una dimora solitaria e impossibile. Mobili e oggetti fine secolo, vetrine, tende, lampade… un gusto squisito. Ritratti ovunque: amici, parenti, aristocratici, regnanti, letterati, musicisti, molti autografi. Ottime frequentazioni Madame, vedo che conosceva i Florio, i Mazzarino, prefetti, cardinali e ministri. Alle pareti tele dell'ottocento siciliano che non avrebbero sfigurato in un museo e alcuni grandi arazzi che potevano essere appesi solo qui. Percorsi il lungo e silenzioso corridoio centrale e mi fermai davanti ai due grandi uccelli di bronzo, alti più di due metri con una lanterna pendente dal lungo becco da trampolieri... più in là alcuni notevoli vasi cinesi di qualche antica dinastia e due statue in porcellana raffiguranti una coppia di elefanti indiani. A destra e a sinistra doppie porte imbottite di cuoio per accedere a salotti in stile, sale da conversazione, stanze da pranzo e da biliardo, salone da ballo. Un'immensa e dorata prigione per la vecchia signora Delia e i suoi ricordi d'inizio secolo.
Annusai a fondo l'impalpabile malinconia delle vite altrui e dei sogni dimenticati nelle varie stanze, sospesi nell'attesa di voci che non sarebbero mai tornate. C'era una sottile, garbata ironia in questa sospensione infinita: essa aveva evitato alla villa e al suo contenuto di diventare un insieme di triste, lussuoso ciarpame. Delia Whitaker non mi offrì il tè essendo morta cinque anni prima e nessun altro poteva farlo in sua vece.
Villa Malfitano era vuota e silenziosa: non ero io l'ospite atteso, appartenevo ad una società e ad una città troppo diverse. La signora tornò, dignitosamente, dentro il suo grande ritratto ad olio e riprese l'infinita conversazione con Norina, la sorella. Io rimasi a guardarle a lungo, compresi e me n'andai in silenzio evitando, per fortuna, di piangermi addosso. A casa mi attendeva la poltrona in velluto verde davanti alla libreria… e un ultimo viaggio da compiere.

La mia amnesia


Io ho dimenticato una gran quantità di cose e ne ho coscienza, quello che mi è rimasto, ciò che io definisco la mia cultura, non è altro che la summa concentrata di questa amnesia e il desiderio di riappropriarmi delle mie antiche nozioni. Se oltrepasso questo punto, se perdo tale consapevolezza la mia cultura si trasforma in una malattia e in un peso per chiunque mi sta attorno; Il Blog è una parte di me, un’esposizione della mia cultura, delle fibre con cui sono stato costruito, quindi è piena di piacevoli sciocchezze.

martedì 4 febbraio 2025

In certe sere

Ho conservato i sogni. Tutti! Una parte traspaiono qui, altri sono nascosti per bene dalla furia cieca e mediocre di questi ultimi anni. Mi sembra in sere come questa di aver dato tutto ciò di cui ero capace…davvero, di non aver altro da scrivere più di quello che ho sciolto su questa tastiera; sarà per questo che mi diletto a ornare, ricostruire gli altri blog, un gesto contro 
l’accidia del tempo.

lunedì 3 febbraio 2025

La solitudine com’è

Andiamo con ordine, col mio ritmo evidentemente. Il primo incontro con la musica riguarda l’infanzia e il teatro alla Scala: il primo pensiero che in qualche modo costeggiava l’amore fu dedicato ad un giovane primo violino dell’orchestra che suonava il secondo concerto per violino e orchestra di Brahms. La solitudine resta com’è, scritta o cantata non perde l’abito che le è proprio. Lei sta lì entra e esce da questo spazio o da altri: mi possiede. Certe volte penso che era già accanto a me quella sera di febbraio quando mi sedetti in sala e le luci del grande teatro pian piano di abbassarono per lasciare spazio all’orchestra.

domenica 2 febbraio 2025

Dietro il blog

Al di qua del blog che voi leggete c’è un mondo che lascia di sè soltanto un riflesso lontanissimo di me e di voi; solo la musica che siede in un angolo della stanza quando si alza maestosa può regalare almeno un’idea di quanto è accaduto qua dentro. Ma molti di voi non l’ascoltano e non sapranno mai dove è andato a riposare per sempre il pensiero di me che scrivo. La mia parte di luce Nessuno riuscirà a immiserire queste pagine e il loro autore, non perchè egli meriti più degli altri ma solo perchè custodisce la propria piccola parte di luce che altri hanno buttato via. Se scrivo vi amo, se vi rispondo cambio le note in cacofonia, se vi leggo cresciamo, se accetto il confronto ci sviliamo tutti.

sabato 1 febbraio 2025

Pilota automatico

La natura vera e profonda, il nostro istinto “privato”, quello che ci fa uno diverso dall’altro, guida comunque la nostra vita. Ad un certo punto del nostro cammino, per la prima volta, iniziamo a mediare: ci sostituiamo al pilota automatico che ci ha portato fino a quel giorno. Non ci fidiamo? Vogliamo altro? Abbiamo bisogno di socialità condivise e misurate? Ognuno ha i suoi motivi e quel punto può riproporsi altre volte lungo il cammino.

venerdì 31 gennaio 2025

Glissandum non est


Amici miei non sono mai stato capace di annuire se non sono convinto e questa blogosfera sta peggiorando a vista d’occhio: non cerco la solidarietà pelosa e non la regalo a nessuno.

Un’illusione


L’Italia che avevo sognato sta morendo definitivamente in questi giorni: l’azione congiunta della totale mancanza di stile ed etica, di cultura e buon senso, di solidarietà sociale e serietà personale da parte di tutti i rappresentanti istituzionali senza anima nè idee ha dato a questo paese il colpo definitivo. Centocinquantanni di inutile fatica, altro che anniversario dell’Italia unita. Amavo il tricolore, da siciliano l’ho amato e sono stato educato ad amarlo, in famiglia ci sono uomini che sono morti per quell’idea. Ho amato un’illusione, abortita storicamente alla nascita e lasciata a marcire in questi ultimi decenni di leghe e internazionalismi da barzelletta.

giovedì 30 gennaio 2025

Catarsi


Ad altre cronache più immediate si da spazio, sono le morti avvenute quelle che pesano sui nostri resoconti, dei prevedibili decessi non si discute quasi mai. Viviamo la morte sociale del nostro paese come una forma di immensa catarsi, l’unica che possiamo permetterci. I blog non fanno eccezione, non possono perché conta molto di più il massacro verbale, l’urlo continuo e anonimo, la diffusione di percezioni frammentarie, quelle che ci fanno più comodo.

mercoledì 29 gennaio 2025

L’universo dentro

La scrittura preveda certo meditazione ma sia anche la porta aperta per una comunicazione dinamica senza la quale tutto appassisce e muore, Devo purtroppo dire che una buona parte di blog non riescono ad andare oltre la descrizione mediocre del fatto quotidiano, uguale a migliaia di altri e condizionato da una lettura che non può essere che dello stesso livello; mi dispiace, dentro anche il più piccolo fatto c’è un universo, a quello noi dovremmo tendere e a quello dovremmo regalare il nostro istinto vitale.

martedì 28 gennaio 2025

Giorno della Memoria

Il problema vero di un giorno come questo non è quello di aver memoria, ricordare, ma di capire e avere la forza etica di dire, mettendosi la testa fra le mani, Dio mio cosa abbiamo fatto! Ed espiare a lungo senza dare lezioni a nessuno, tantomeno di economia politica e ordine sociale. Non v’è memoria senza conoscenza e non può esserci sapere senza analisi. Senza lo studio di quelli che furono le premesse ideologiche della superiorità della razza, senza la conoscenza della storia tra il 1919 e il 1945 in Europa non ha senso nessun giorno della memoria. Esiste un’etica profonda e generale che l’umanità sconfessa con vergognosa noncuranza, un termine di confronto che attraversa intere generazioni e che viene rimpallato tra di esse come una pietra incandescente: brucia tra le mani e fa male, meglio dimenticare e dire io non c’ero, io non ne ho colpa. E’ il sistema con il quale, nei decenni posteriori a quello orribile del secondo conflitto mondiale, milioni di esseri umani hanno “ricordato” la Shoah e dimenticato i Gulag, le prigioni dei vietcong, Guantanamo, le carceri cinesi o quelle turche e ad altri innumerevoli campi di concentramento senza svastica. Altro che giornata della memoria, non abbiamo altro che complesse operazioni di cancellazione radicale

lunedì 27 gennaio 2025

Rosa


Nacque sorpresa dalla sua stessa fragranza 
 si volse alla grazia che trovò leggera 
 e si disse sogno 
 colore immutabile di un amore 
 di la da venire.

domenica 26 gennaio 2025

Gli ultimi anni


Ho letto molto negli ultimi 4 -5 anni: solo questi ultimi 4 sono stati caratterizzati da un rallentamento. Ho letto il web e la sua produzione. Non ha retto quasi mai il confronto col cartaceo, ma in fondo la blogosfera è nata per comunicare, anche le proprie impotenze, e conoscere, anche i rispettivi limiti.

sabato 25 gennaio 2025

TIPI DA AMARE

Nessuna certezza? Tutte le certezze!
I maschi son tutti facilmente conquistabili: non ne ho conosciuto uno che sia uno che non fosse disposto a una serie di pazzie solo per due gambe ben accavallate. Per gli uomini la faccenda è un po’ più complessa, soprattutto se sono giovani e credono che il mondo sia alla loro portata. Inevitabilmente finiscono per considerare le donne alla stregua di un bellissimo paesaggio, di una contrada lussureggiante da “colonizzare” appunto. Forse sono costoro i “colonizzatori dell’anima” ai quali una certa letteratura si riferisce. Ma le certezze finiscono qui, dopo comincia il territorio degli uomini feriti, col pene in diretta comunicazione col cervello, il territorio degli uomini che non hanno mai dimenticato di essere stati donna. Per costoro non esistono donne impossibili da conquistare: semplicemente esistono le donne e le si sceglie guardandole negli occhi, attraverso i movimenti delle loro mani, delle labbra, del seno, annusando l’aria che le circonda e annullando in breve tempo tutti i giochetti che coprono il profumo vero di un incontro. Per questo genere d’uomini è difficile incontrare una donna “adeguata”: gusti troppo difficili, naso troppo fino, testa non in vendita, eccessiva sincerità, il proprio seme non barattabile, un carattere impossibile insomma. Questi, però, non pensano mai che sia fatta, nemmeno durante un coito, ma amano osare perchè la solitudine a volte è difficilmente gestibile. Restano soli e soli muoiono come sono vissuti, sorridendo all’idea di quelle poche donne che si sono fermate per qualche tempo a dirsi d’amore con sensuale fragranza. Non so perchè ma credo che anche loro, infine, diventino tipi da non amare.

venerdì 24 gennaio 2025

Un’abitudine

Non è di alcuna utilità fingere una positività che non mi appartiene da tempo immemorabile o addirittura scriverne: non si deve mai scrivere prostituendosi alla necessità sociale del momento. Così mi rendo conto ogni giorno di più di quanto sia “naturale” e triste questa mia reiterata abitudine sintattica e concettuale, quanto sia limitante ma ineludibile il mio modo di scrivere …o riscrivere. Le pagine sono moltissime e variamente addobbate ma il blog è UNICO!

giovedì 23 gennaio 2025

RITORNO IN CAMMINO

Un nuovo capitolo e ritorno in cammino, molte cose mi sembrano secondarie, forse inutili. Non incidono, non cambiano, fra un po’ di tempo saranno posate su qualche scaffale della mia vita ed io, passandoci davanti, le guarderò e le rigirerò fra le mani come testimonianze di deja vu pieni di polvere.
Quante volte ho percorso questo stesso sentiero? Mi è sempre piaciuto attraversare i miei territori, osservarne i movimenti e controllarne gli attori. Con un certo distacco però, senza influenzarne troppo le dinamiche naturali. Là dietro c’è la mia infanzia protetta e felice, immemore dei casini futuri, e appresso un’adolescenza più inquieta che mai in un mondo che cambiava cento volte al giorno. Ora nessuna di queste due cose mi fa male, ora stanno lì, allegre o furibonde, belle a vedersi ma concluse in se stesse… molti altri frammenti di vita hanno avuto lo stesso destino, dopo la nascita e lo sviluppo non sono morti ma girano su se stessi cristallizzati. C’è anche Enzo blogger fra di essi, e ci siete voi, tutti, nessun escluso, anche quelli che cancello ogni mattina per la loro proterva stupidità. Tutti. Ma il territorio è molto vasto ed io comincio a stancarmi di fare l’imperatore a cavallo senza cavallo.
C’è poi un sentiero segreto che porta ad un’altura, una specie di poggio elevato e solitario: arrivato là mi fermo a guardare e mi commuovo, sì questa è la sensazione evidente. Tutto quello spazio immenso davanti a me mi fa sentire piccolo ma ricco. Per quei cieli passano sereni i volti e i cuori di quello che ho amato di più nella mia vita. Sono tutti lì, non se ne sono mai andati, mi rappresentano ed io con loro sono ancora vivo. Non ho più la forza di correre incontro a loro, sarà il pudore, un certo innato scetticismo che lotta ogni giorno con il senso romantico e idealista della mia vita, ma preferisco osservarli da qui. Mi sembra di sciuparli di meno i miei sogni, di coglierne il profumo vero, quello che nessuno potrà mai descrivere o inficiare. C’è uno spazio aperto e, al di là di esso, altri territori che un giorno di molto tempo fa osservai da vicino: imparai che si trapassa da una stagione all’altra e che questo guscio che ho, cui sono così affezionato, dovrò lasciarlo per un altro e un altro ancora. Il bello è che per una inspiegabile magia ci scordiamo di essere esistiti in un certo modo appena entriamo in confidenza con la nuova situazione e quindi tutto ci appare vergine e misterioso. Ora no, ora sono ficcato dentro quest’abito da Enzo con i suoi pensieri e i suoi amori perduti, ora sono dentro questo blog che tra qualche istante sarà corroso dalla benevolenza, dalla curiosità o dal livore incoercibile di qualche passante.

mercoledì 22 gennaio 2025

Finalmente solo

C’è un silenzio corposo solcato di tanto in tanto dal ronzio delle auto che passano veloci a cento metri da qui sul lungomare. Mi siedo con le gambe penzoloni sulla massicciata di cemento che fa da banchina, e sono finalmente solo.

martedì 21 gennaio 2025

Stagioni scritte

Scrivere su un blog ha le sue stagioni come la vita. Vi sono momenti che nascono e crescono in modo estraneo a quello che mostri di te in pubblico: sono vite diverse e parallele, righe che non hai scritto perchè non sapevi, non immaginavi, non riflettevi. Però sono lì davanti a te e ti osservano, forse ridono di te e attendono il tuo ennesimo tracollo.

lunedì 20 gennaio 2025

L'ABISSO

Ho esagerato, lo faccio spesso ma dentro quella vertigine che mi prende si nasconde l’abisso: da qualche giorno cammino costeggiando un luogo strano e pericoloso, credo di averlo sfiorato altre volte in questi ultimi anni ma adesso ho deciso di visitarlo con morbosa attenzione. Mi fa paura ma mi intriga ancora di più. Sono certo che mi appartiene così come mi appartiene il senso di vuoto cosmico che aleggia sulla mia testa da sempre. In questo redde rationem ci sono molte componenti, il blog con le sue vite in vetrina non ha meno peso dei miei pensieri in solitudine. E’ una sinfonia di voci finalmente indistinta e paritaria. E’ il suono che per un attimo breve si è fatto possedere dalla mia mente dopo avermi attraversato per anni. E’ la mia fine ed il mio inizio ciclico. Siamo finiti tutti e facciamo finta di niente: alcuni di noi continuano a rassettare il proprio universo, io tra loro, a cullare con gli occhi il segno del proprio peso sull’esistenza. Ma è tempo perso perchè ci aspetta il tempo nuovo, le nuove stagioni della nostra maturità assoluta che prenderà il posto di questa finta giovinezza disordinata e ci inchioderà al sapore perfetto di quello che siamo stati. Ho finalmente guardato dal ciglio del mio territorio ed ho scoperto che è senza confini e che è mio solo per uno scherzo ludico: è nostro! Di tutti e di nessuno. I totem del nostro pensiero politico, sociale, culturale, i piccoli grandi segni delle nostre consuetudini giornaliere, i nostri amatissimi tic e le parole, infine, le nostre note personali e inconfondibili….confuse anch’esse. Nell’abisso che si è aperto davanti ai miei occhi bisogna avere il coraggio di guardare. E’ rotolato tutto lì e si sta riciclando nel segno di uno sguardo segreto che prima o poi ci verrà regalato una tantum: faremo finta di non riconoscerlo, è necessario per continuare a vivere, per raccontare e raccontarci le medesime vecchie e dolcissime storie davanti al mare e alla terra …saremo sotto lo stesso cielo in attesa di segni nuovi e nuovi ricordi. Il marasma grezzo e spinoso di questi anni negati alla verità e dedicato invece alle bugie fanta commerciali di spread, ideologie, insulti e strategie mondiali, crollerà su se stesso. Si rivelerà per ciò che veramente è: una fantastica e ridicola presa in giro. Saremo già morti o risuscitati, non importa, saremo davanti all’abisso che ci governa da sempre e con esso finalmente ci confronteremo. Saranno l’amore, la poesia, l’aria e l’acqua di cui siamo fatti a sostenerci davanti al tribunale dei nostri giorni perenni, e sarà bellissimo e giusto riconoscerci nel segno antico e profondo della nostra vera essenza. Continuerò a scrivere, non faccio nessuna fatica: incredibilmente sono tornato ai miei anni giovanili, quelli del flusso inarrestabile e sfrontato, continuerò a scrivere anche riscrivendo, continuerò a scrivere rileggendo poichè la lettura è scrittura, continuerò a fare ciò che voglio come voglio e quando voglio. Nessuno di noi ha limiti, dovremmo una volta per tutte accettare la fantasia e i voli di tutti, solo i nostri pre-giudizi hanno creato questo insopportabile mondo virtuale più scemo e bigotto di quello reale. Incredibilmente stiamo mettendo malamente in pratica l’antico motto latino – Est modus in rebus- con modi prefabbricati e taroccati che delle cose non sanno nulla. La moderazione è lo specchio della nostra assoluta mancanza di cultura e della inciviltà spacciata con spocchia per libertà d’espressione. Nell’abisso che sto guardando sotto di me ci sono anche tutti questi inaccettabili orpelli di cui la blogosfera è piena, la riedizione stucchevole di un mondo falso e pettegolo pieno di invidie e senza un briciolo di vera gioia. Io quando leggo certi blog mi illumino e godo non provo altro che piacere, non penso subito dopo a inficiarne l’armonia, penso invece a seguirne le tracce. Mi capita di tanto in tanto di ricevere delle delusioni ma adesso ho imparato finalmente a sorvolare: apro le ali e guardo le cose, anche le mie, da una prospettiva diversa. E tutto diventa più chiaro e più giusto: la libertà va propagata, amata e protetta, quella intellettuale dello scrivere ne è la grande madre. Chi scrive su un blog, di qualsiasi argomento scriva e con qualunque attitudine lo faccia deve innanzitutto diffondere libertà , questa è la mia fede. Scrivo di essa, mi appartiene. L’etere ci comprende tutti, anche quando di noi non resterà più nemmeno un brandello di post smozzicato.