sabato 9 gennaio 2021

Una linea sottile

C’è una linea sottile che divide il sogno, l’immaginazione dalla realtà; questa notte silenziosa e tiepida me la fa sembrare nuovamente accessibile. Quella linea l’ho attraversata molte volte nei miei anni, tante da confondere i confini delle diverse percezioni. 
Ma questa notte davanti allo jonio pieno di sussurri voglio gettare la mia vita oltre il rimbalzo continuo tra ciò che è e ciò che sarebbe stato; una parte di me resterà qui, lo so, a far da specchietto per le allodole… l’altra voglio dividerla con chiunque passi da queste parti e abbia un sorriso per l’eternità.

venerdì 8 gennaio 2021

Quel che farò









Vado a leggervi, 
vi prendo le pagine non potendo farlo con le vostre vite, 
le sfoglio, le annuso e non cercate di fregarmi 
perché sono vecchio e antipatico… 
Niente è più forte di una comprensione 
 che giunge accolta da un grande silenzio. 
Più vi leggo e più vi amo. 
 Più vi leggo più mi allontano da voi: 
non per un malinteso senso
di inconfessabile superiorità 
ma per una manifesta inadeguatezza 
di vivere tutte assieme 
le contraddizioni che in questi anni 
mi avete rovesciato addosso 
col mio goloso assenso. 

giovedì 7 gennaio 2021

Tornare alla scrittura

Ponendosi a contatto e in comunicazione col mondo esterno, uscendo verbalmente dal chiuso di una stanza, una tastiera e un computer, confrontandosi quindi, tutta l’enorme distanza tra il mio mondo intellettuale e il resto mi ha regalato una solitudine abissale e un senso di inutilità non gestibile. Parlo di distanza non di superiorità! La malinconia resta, netta senza discussioni, tagliente e per molti versi distruttiva: Se mi leggi salta subito all’occhio. Negli ultimi due anni ho cercato di ricuperare pian piano i segni neri su bianco, ho ripreso me stesso e l’ho bloccato sulla mia scrittura profonda; è un lavoro improbo e mi ha dato un gran senso di colpa, forse alcuni errori non sono più riparabili, ho fatto danni a destra e a manca, non ho mai avuto reticenza a usare la parte più tagliente di me nei testi, è una specie di irresistibile follia…la sento anche ora mentre batto queste righe. L’operazione consiste nel tornare alla scrittura dopo aver navigato per anni nelle discussioni e nelle polemiche, lasciare l’ipertesto al suo ambito e riempirlo di nuovo di testo vero e pieno. Dovrebbe chiamarsi letteratura e lo dico timidamente ma seriamente. Solo in quell’ambito potrò finalmente trovare pace e morirvi dentro.

mercoledì 6 gennaio 2021

Ab initio ma anche alla fine

Questo era il primo Blog, nato in una stagione che ormai è tramontata per sempre; era il frutto di un impulso e di uno stimolo nuovo veicolato da un mezzo che sembrava possedere tutte le qualità per ottenere una comunicazione sincera e fuori dagli schemi. Ci sono voluti alcuni anni per realizzare che le cose stavano in modo diverso: diversi anni e diversi incontri che, nel bene e nel male, hanno delineato in modo sempre più preciso tutti i miei limiti, gli errori e le conseguenze che da essi ne sono discese. Un blog, uno strano gioco di incastri, addizioni e sottrazioni di migliaia di parole, un lavorio continuo alla ricerca del modo migliore per raccontare al “fuori” il mio “dentro”. Riuscirci è completare degnamente il senso di una vita perché non si dice solo agli altri ma anche a se stessi e non sempre è consolante. E’ difficile per me spiegare a parole la sensazione che mi accompagna da tantissimi anni, E’ vero soffro di solitudine ma è altrettanto vero che fin dall’adolescenza c’è una parte della mia vita che io non posso che viver da solo. Intellettualmente nella sfera di certe emozioni e di certe riflessioni IO SONO SEMPRE STATO SOLO, ogni volta che ho tentato di uscire dal guscio mi sono sentito a disagio come se fossi forzato in una veste che non mi apparteneva. Ho aperto i blog per provare ad essere diverso e vero, per svelarmi senza finzioni. Non funziona!
O almeno funziona solo in parte, poi arrivano come sempre gli equivoci, le risse, le incomprensioni e nel frattempo si perde il tempo prezioso dell’intuizione concettuale, quella che ti fulmina in mezzo secondo e che non riuscirai a comunicare mai a nessuno se non seguendo la stessa via e la medesima intuizione.

martedì 5 gennaio 2021

La quadratura del cerchio

Quando si deve cercare la quadratura del cerchio non si ottiene nè il cerchio nè il quadrato: definire lingua un tweet oppure definire letteratura quella di fb mi sembra realmente una forzatura. Spesso la definizione “lingua” non è adeguata nemmeno a quella molto più seria dei blog. Non mi ritengo maldestro nell’uso di questo mezzo, se voglio posso farne anche quello che voi non immaginate, solo che non voglio perchè così il mezzo non mi rappresenterebbe più. Qui scrive Enzo e il blog deve rassomigliarli,non funziona per me al contrario, nemmeno sintatticamente e linguisticamente. Conosco almeno una decina di persone amici miei che potrebbero gestire un blog in maniera semplicemente perfetta, che scrivono molto meglio di me, che hanno da dire molte più cose di me ai quali l’idea di stare sul web non passa nemmeno per la testa.

Vincenzo

“Scrisse, scriveva, ritenne fin da ragazzo che fosse meglio osservare il mondo attraverso la scrittura. Poi, più grande, lesse le emozioni della vita posandole su un foglio di carta: non sa ancora se fu un errore ma comincia a nutrire seri dubbi sulle sue scelte." Non c’è più tempo si è detto e il tempo è volato via. Sono rimaste solo queste parole come cornice ad un uomo sconosciuto che non è mai riuscito a incontrare se stesso. Pensò che almeno qui lei capisse, continuò a crederlo contro qualunque evidenza. Che qui fosse finalmente diverso e senza fine, che qui fosse essenza vera e che solo questo importasse. Scrive ancora di tanto in tanto, poi socchiude gli occhi e guarda lontano ma non riesce più a scrivere quel che vede. Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica avventura. Adesso Vincenzo ha un’altra età e una vita direttamente ereditata da quel ragazzino, ha deciso di scriverne così. Le presentazioni hanno poco senso, le spiegazioni si perdono sempre nell’indistinto, i perchè e i come di una scrittura così frammentata fanno la stessa fine. Vincenzo voleva scrivere e lo ha fatto in molti modi diversi: questa è una traccia, riuscite a percepirne l’emozione?

lunedì 4 gennaio 2021

Un attimo prima , 28 gennaio 1978


Non un giorno prima
ma solo un attimo prima che il mondo nato
in pochi giorni svanisca
in altra cosa
Si chiudono.
E’ questo il segreto degli amori perduti
non consumati
colmi di una vita mai espressa
di ogni parola pensata
intuita ma non equivocata.
Pronunciata con lo sguardo
o un gesto
lasciata tra noi come un sigillo
eterno
a raccontare di come siamo stati.
E nessuno potrà cambiarci.
Gli amori perduti entrano nella vita
per non uscirne mai più.





domenica 3 gennaio 2021

Vecchie canzoni


Credo di sapere dove mi dirigo e non mi piace; serve a poco ascoltare vecchie canzoni ma è bellissimo. Illusioni, ecco cosa rigiro nelle mani, illusioni forti e dure a morire, non allucinazioni: le voci originali in alcuni casi sono assolutamente insostituibili 
Per un ragazzo gli zingari felici di Claudio Lolli o “la casa di Ilde” di De Gregori devono per forza suonare diversamente; chissà, forse l’impatto iniziale è maggiore rispetto al mio ma mi domando se la sorpresa c’è, se il senso di apertura che io provavo allora esiste ancora.“ Le nostre braccia arrivano ogni giorno più lontano…è vero che non ci capiamo e non parliamo mai in due la stessa lingua”. 
Gli zingari felici li vidi molto tempo fa, io non posso e non farò mai parte di quel gruppo; potrei essere felice in altro modo…o in un altro tempo. La società in cui sono cresciuto ai miei 17-18 anni era povera di tecnologia, dura e piena di vetri taglienti, coloro che mi avevano preceduto tentavano di aggrapparsi ai nostri vestiti per non sparire dal palcoscenico. Li abbiamo fatti annegare per cantare una musica diversa, quella di Anna che ha 18 anni e si sente tanto sola, ha la faccia triste e non dice una parola tanto è sicura….. Non voglio fare mea culpa cretini: fu così, eravamo così, andavamo al liceo con giacchina e cravattina, togliersele fu una rivoluzione!
E’ il profumo di quella rivoluzione che mi impedisce di essere obiettivo ma, in fondo, cosa me ne frega? L’ombra di mio padre è ancora due volte la mia però adesso lui cammina ed io corro.