Questo è il post originale scritto il 23 aprile del 2010, riveduto e corretto negli anni seguenti per non turbare il mio e vostro quieto vivere. Quel tempo è finito.
Esistono molte storie, in genere scegliamo quella che ci fa più comodo in quel momento ma esiste anche l’eventualità, fondata sul motto latino “vae victis” ,che si scelga la storia parziale di chi la partita di quel particolare periodo l’ha vinta. Non c’è cosa più fisiologica per i finti storici che plasmare a proprio uso e consumo alcune storie, sfrondarle da certi particolari e rimetterle in circolazione come dimostrazione inoppugnabile della etica superiore da cui hanno tratto origine. Se in aggiunta a questo gli eventi possiedono quel tanto di drammaticità e crudeltà da farli apparire ripugnanti il gioco è fatto. Gli anni tra il 43 e il 46 sono stati la base ideologica su cui costruire la Repubblica, questa Repubblica: la storia che la sottende è quella dei vincitori e non può che annullare tutte le altre ragioni anche quelle più serie; è la stessa logica su cui si costruì l’unità d’Italia nel 1860, stessi personaggi, stessa politica, identica arroganza mentale, uguale cecità ideologica. Entrambe lezioni di storia inaffidabili. Può una giornata di festa importante essere sbiadita? Sì è possibile. Leggo i giornali, guardo la Tv e penso. Penso molto ma in modo confuso e incongruo, praticamente inutile. Penso ad altro per non pensare ai casi miei in modo ossessivo, non mi serve e non mi aiuta. Ma la giornata è quella che porta un nome luminoso: liberazione.
Sono nato sette anni dopo Piazzale Loreto e abitavo a Milano, per me bambino c’erano solo i partigiani e la resistenza, c’era solo questa fetta di pianura con le sue città. Il mio mondo finiva al Mugello. Da ragazzo c’erano sempre i partigiani ( un po’ imbiancati) ma si era aggiunta la lotta di classe e i movimenti studenteschi. Mi raccontarono in modo credibile che le due battaglie fossero figlie della stessa madre e che entrambe conducessero idealmente ad una società più giusta, più libera e più felice. Ogni anno e ad ogni commemorazione ci si allontanava sempre più da un periodo nero ( in tutti i sensi) ma non capivo perché tale sensazione di felicità sociale non fosse permessa ad alcuni che pure non erano vestiti di nero; capivo soltanto che la commemorazione era appannaggio esclusivo di una parte e che tutte le altre le fossero debitrici di qualcosa. Alcune non dovevano mettere nemmeno il naso fuori in quei giorni. Non riuscivo a comprendere una ghettizzazione così netta, non avevo la percezione di fantasmi così forti attorno a me: tutto ciò che era stato era finito con una scarica di mitra davanti al cancello di una villa nel comasco. Allora, mi chiedevo ai miei tredici anni, perché questa ostilità, questa sottile paura come se non fosse veramente finito tutto e i mostri del passato potessero tornare a passeggiare tra le vie del centro? Ricordo quando scoprii con sorpresa che c’erano ancora i fascisti, o almeno i presunti tali. Non erano solo quelli che stazionavano in piazza S. Babila e nemmeno solo quelli che vegetavano nell’unico partito fuori dall’arco costituzionale. C’erano fascisti nascosti ovunque, persino dai vicini di casa, persino tra i miei insegnanti di liceo. Li guardavo con incredulità, non avevano a mio parere nessuna caratteristica che potesse assimilarli a un gerarca o un repubblichino, non vedevo nessun squadrista eppure i compagni del Fgci me li additavano con fiero cipiglio ad ogni assemblea studentesca. Non cerano dubbi e soprattutto questi non erano rivelabili! La resistenza era stata e adesso doveva essere dovunque dalle mie parti, come si faceva a ipotizzare che potesse essere diversamente altrove? Le vicende degli anni tra l’inverno del 1944 e la primavera del 1945 era piene di fatti tremendi e sanguinosi, di drappelli nazi che entravano, prendevano e fucilavano tutti, donne vecchi e bambini compresi. Ogni storia aveva il suo giovane eroe o eroina che scriveva l’ultima lettera ad amici e genitori prima di essere trucidati l’indomani mattina all’alba da mano fascista. Il gelo e lo schifo mi entravano nelle vene, il sangue montava alla testa. Una situazione perfetta in cui scegliere il bene dal male, l’iniquo dal giusto in assoluto, il male stava solo da una parte, ogni gesto ogni racconta lo mostrava senza ombra di dubbio. Non c’era altra storia non esisteva un’altra Italia e nessuno dei miei coetanei si domandò mai come fosse possibile essere arrivati a piazzale Loreto dopo ventanni di regime, come fosse possibile credere a una Nazione triste, oppressa senza storia ne onore: quaranta milioni di antifascisti liberatisi in sei mesi da una dittatura non condivisa! Io ero pronto a prender su il fucile per combattere contro i porci che occupavano l’Italia. Ero prontissimo. Avevo diciassette anni Il 23 aprile del 1969 quando scoprii l’altra faccia della medaglia, capii quel giorno chi portava veramente i regali a Natale, lo capii male e mi feci male.
I compagni erano i fascisti (niente scandali per favore) avevano in mano il potere di condizionarti con un’intimidazione continua, il metodo del pensiero unico fascista, dell’unica idea disponibile dell’unica storia credibile era il loro perchè con i compagni non discuti, appoggi, non poni alternative, non sei degno di vivere fuori dalle loro posizioni. Le opinioni diverse sono revisionismo e la storia serve solo ai fini della vittoria finale. - - - Enzo ci hai rotto i coglioni con queste domande! Enzo che cazzo te ne frega di Reggio Emilia! l’8 settembre a fianco degli alleati e non dire cazzate. I morti solo da una parte, dall’altra maiali schifosi – Me lo ricordo bene il signor Pasini e i suoi amici. ” Sentite io voglio solo capire, non c’ero ed ho solo i racconti e i libri di storia per capire. ” ” Ragazzo c’è poco da capire! Abbiamo combattuto per liberare l’Italia dai fascisti, siamo morti e fucilati donne e uomini. Alla fine li abbiamo appesi e abbiamo vinto. SE NECESSARIO LO RIFAREMMO DI NUOVO. Vai a chiarirti le idee davanti ad un monumento ai caduti e se parli ancora di guerra civile sono cazzi tuoi, capito stronzetto?” Fu un incubo terribile, si erano cambiati, trasfigurati, avevano gli occhi iniettati di sangue, e mi avrebbero pestato, cazzo se mi avrebbero pestato. Spingevo sui pedali della bici come un disperato. Io sono sempre stato un alieno ovunque, mi insospettisco se vedo troppa gente sullo stesso carro. In genere giro da solo. Adesso sono passati degli anni, molti anni e so per certo che le cose non stanno nè come dice la Celebrazione nè come dicono i Camerati. La verità NON STA NEMMENO IN MEZZO perché semplicemente non c’è o non è unica, forse tra un secolo potremo guardare quella Italia in modo meno polemico, con meno assiomi scontati nella testa. Finora l’aria malsana di una guerra civile schifosa e crudele continua a agitare le fronde degli alberi della nostra vita. Non commentatemi chiedendomi dove sta la verità, non scrivetemi inchiodandomi come quarantenni fa alla croce del “fascista”!!! Che ne so io della assoluta verità? Io leggo la storia, anche quella dei vinti. Leggo le cronache partigiane ma anche Petacco, leggo le memorie di Pajetta ma anche quelle degli antifascisti bianchi. Ho letto le valutazioni di Giorgio Bocca ma, udite udite, ho letto Giampaolo Pansa. E lì nero su bianco, il sangue, gli stupri e le violenze hanno anche un’altra etichetta. L’assoluta verità? Quella fondante una nuova Nazione? Voi che avete molte risposte lo sapete, che avete quei bei blog pieni di ideali sicuri e che i buoni di qua i cattivi di là. Ho visto blog col segno sul muro come ai tempi del Fuhrer: questo è un blog comunista, questo è di destra. con quelli non ci parlo, con gli altri non c’è dialogo. Io sono laico, io no, io sono nel giusto voi invece siete stronzi. Da alieno oggi che sono solo e non ho una misura mutuata dal branco che potrebbe proteggermi, oggi che i venti anni e i compagni del movimento sono trapassati, oggi che sembra tutto un altro pianeta, dico che – L’Italia fu sconfitta nel 1945. Lo dimostrano le condizioni imposte dai vincitori, i debiti di guerra, la perdita di terre italiane. – Non potrà mai unire la celebrazione di una sconfitta che ha visto alcuni italiani combattere contro altri italiani, ambedue al seguito di eserciti stranieri. – Gli italiani di concreto fecero ben poco. Senza le Forze Anglo Americane non vi sarebbe stata alcuna “resistenza” (che infatti cominciò solo all’indomani dell’8 settembre) e il “contributo” militare alla vittoria Alleata fu totalmente privo di consistenza. Gli ideali sono una cosa la realtà un’altra. Siamo sempre stati dei furboni che tentano di ingigantire i propri meriti.
Si vive e si muore e c’è sempre una parte “sbagliata” e la guerra civile c’è stata, cazzo, signor Pasini. Il 25 aprile non unifica purtroppo, ho la nausea,non venitemi a dire che l’argomento resistenza non sia intoccabile: ancora scotta e fa male. Guardiamoci in faccia e così potete fare click dove sapete e chiudere il contatto: alla favola manichea delle due italie, una tutta buona e l’altra tutta schifosa e cattiva non ci credo, non esiste periodo storico con divisioni cosi nette, non in Italia che di divisioni è storicamente l’antesignana. La nostra democrazia ha visto un’alba insanguinata da una guerra civile che ha lasciato in terra migliaia di morti anche a nei dodici mesi seguenti il 25 aprile: informatevi prego ma se lo fate su Repubblica o nei circoli di rifondazione comunista è meglio che lasciate perdere. Stesso discorso se andate su siti di Forza Nuova o similari. Dovete ragionare con la vostra testa e con onestà intellettuale, poi potete continuare a pensarla come prima e mandarmi affanculo ma io sono certo di avervi reso un buon servizio. E’ vero c’è il revisionismo e a qualcuno può far comodo ( vedi shoah ma lì i fatti son troppo grossi e più che revisionismo è solo stronzismo di scarsa qualità), ma c’è anche il negazionismo che oggi ancora in Italia impedisce di sfatare i tabù di una storiografia che fa semplicemente ridere. Beh io mi sono stancato di ridere e voglio vederci chiaro: io non nego la resistenza, dico che non fu quella a sconfiggere le armate tedesche. Io non nego i valori di libertà espressi da alcuni protagonisti della resistenza partigiana,non nego il sangue che essi hanno versato per la loro causa; io dico che fra i partigiani circolarono per lungo tempo fior di criminali. Io sono certo che tra i cosiddetti fascisti cerano anche fior di galantuomini. L’intolleranza li travolse tutti. Io voglio sapere perché è stata fucilata e appesa a testa in giù Claretta Petacci, perché è stata fucilata e uccisa Luisa Ferida incinta, perché sono stati massacrati i partigiani del fratello di Pasolini….ma voi avete idea di quanti miliardi di righe dovrei utilizzare per scrivere i nomi degli assassinati fra il 25 aprile 45 e la fine del 46? I partigiani della brigata Garibaldi hanno compiuto omicidi, lo stesso dicasi per i Gap. Le brigate nere e molti repubblichini hanno compiuto lo stesso tipo di delitti, ma dopo? Dopo qualcuno mi spiega o mi vuole giustificare senza sbandierare panni rossi la carneficina in tutto il territorio del nord? Subito dopo il 25 aprile e anche un po’ prima, le esecuzioni dei partigiani che non volevano sottostare alla supremazia del Pci divennero sempre più frequenti: era la strategia del delitto per preparare l’insurrezione rossa che sembrava lì pronta da cogliere. E in quel tempo quasi tutti i compagni erano convinti che ormai la pera era cotta e bisognava andar per le spicce.
Le spicce si chiamavano gli squadroni della morte che fecero tabula rasa di possidenti e artigiani, contadini ed ex podestà, di maestre e professori, ragazzi e ragazze figli e figlie di fascisti veri o presunti. Omicidi e stupri, un merdaio altro che balle: omicidi spacciati per lotta di classe e anche un mare di vendette personali, omicidi per quattro soldi o per eliminare testimoni scomodi, col grande partito comunista che stava a guardare o mettere pezze. Il 25 aprile è rimasto retorica, bugie ed omissioni che riguardano solo una fetta di questo paese, non può essere festa nazionale. E comunque nazione non c’è ne mai stata e tutta questa tirata non serve a niente, tanto per cambiare. Fine delle trasmissioni che ho la nausea.