giovedì 22 settembre 2016

DIVANO ORE DUE


– Andiamo a prenderci qualcosa?-
Mi guardi pacata, quasi con compatimento – No Enzo, saliamo a casa tua adesso.
Mi piace quando fai così, quando prendi a schiaffi il pudore e le apparenze e sei tu, profondamente e autonomamente tu. Mi piaci in ogni modo e lo hai capito subito… non è che te ne approfitti Eh? Saliamo su da me, apriamo la porta, carezzina al gatto e stillicidio di emozioni e desideri. Poggiare gli indumenti, sfiorare il tuo soprabito, togliersi il maglione e poi la cosa più difficile: giocare con l’imbarazzo dell’attesa mentre fuori fa definitivamente sera. Facciamo l’amore e dentro l’amore troviamo una quantità enorme di sesso. Ti tocco, mi tocchi, ti prendo mi sfuggi, ritorni mi fermo. Ti guardo mi guardi, entro e esco, il divano si è aperto verso il cielo noi ci anneghiamo dentro. Facciamo l’amore Giulia e sospendiamo noi stessi col tempo annesso: non ci serve vedi? Sembra così inutile e accessorio. Siamo perfettamente soli col nostro piacere sinuoso assoluto e casa mia risuona di musica animale. Dopo mentre ti tengo sfinito per mano il pensiero del nostro primo incontro mi folgora la mente: eri bellissima, simpatica e sensuale quella sera spargevi odore di sesso tutt’attorno; ti sedevi ed eri da capogiro , giravi la testa e facevi eccitare, accavallavi le gambe e ne avevi 4 o 5 davanti che dicevano le solite cazzate che dicono gli uomini in queste circostanze, le solite inascoltabili e ridicole cazzate. IO NO, sono uno stratega io: analizzata in meno di 40 secondi la situazione ho stabilito che non dovevo cercarti palesemente. Prima cosa attenzione ma non ossessione. Seconda cosa sei la più bella di tutte ed io però ho un’ altro pensiero in testa. Terza cosa devi convincermi con la testa che hai, il resto si vede e non mi basta. Fantastico eh, peccato che ci sia riuscito solo quella volta Giulia. Lo stronzo di cui sopra ti volteggiava attorno assieme ad altri come un caccia che cerca la traiettoria giusta, lui sì che era uno spettacolo da teatro. Battute, risatine, e ti porto da bere e ti parlo da vicino così da sfiorarti, e muovo le mani con eleganza affettata….sei mia donna diceva, è fatta sei fatta. Gioco chiuso.
GIOCO APERTO! Quella sera sei tornata a casa con me, gioco aperto e, incredibilmente, mi sono comportato con gradevole simpatia, nemmeno una parola fuori posto o un gesto di troppo; quando un attimo prima di entrare nel portone mi hai baciato sulla guancia e mi hai sorriso ero ormai finito. Stasera è la stessa cosa ma non devo guardarti in viso: – Non durerà! – è la frase scritta dentro i tuoi occhi un attimo dopo il rush finale. Non è vero, non importa, ci siamo ci siamo stati, quell’amore è nostro, solo nostro Giulia, l’universo stanotte ci ha già portato via.

mercoledì 21 settembre 2016

The summer of 68 mentre l’inverno è alle porte

E c’era la musica… ah, la musica! Ci rappresentavano le note, cambiavano con noi ed erano nuovissime, stravolgenti, arrivavano dove noi eravamo solo con la nostra immaginazione. La musica faceva società, politica e sesso; la musica eravamo noi e adesso a distanza di quarant’anni la musica, quella musica, danza ancora per noi, ci illude, ci blandisce, dà corpo ai sogni che ci sono rimasti. The summer of 68, l’estate che cambiò tutto era fatta di musica. Ci portò lontano e ci fregò l’esistenza; dopo nessuno di noi riuscì a tornare indietro.