sabato 4 febbraio 2017

La pace al tempo dei blog

Placarmi un tempo mi appagava di più: mi restituiva la misura mia, il giusto senso del ritmo della mia esistenza. Non eliminava i motivi della discordia nè le basi ideologiche profonde di essa, le portava soltanto su un piano diverso e le mondava da inutili e controproducenti eccessi. Era così un tempo e così era, ma forse sbaglio, il mondo degli uomini che mi circondava. Non c’era internet, l’anonimato era relegato a ridicoli fogli bianchi scritti a stampatello o con caratteri trasferiti da altre fonti; al di fuori di ciò c’era il guardarsi in faccia o il non parlare del tutto.

venerdì 3 febbraio 2017

Estinzioni in corso

NON LEGGE Più NESSUNO! Le righe ammesse dal nuovo galateo sono poche, sui Social ancora meno; devi far finta di dire in un flash rimandando a improbabili approfondimenti la piena comprensione della tua opinione. Stanno scomparendo sintassi, grammatica e punteggiatura, appresso a loro se ne vanno anche la civiltà del dire e pensare, sono i nuovi passeggeri degli elicotteri che faranno la spola tra la tristezza di viverci così e un nuovo ordine nel quale io per fortuna vivrò per poco tempo. L’incomprensione nasce dalla confusione, professore, siamo noi, gli oggetti del potere, a non riuscire a fissare alcun concetto… il potere ha le idee chiarissime.

Penelope

Penelope, l’inutilità che di mattina spaventa e immiserisce
a sera ti cambia la prospettiva.
Vive in un tempo lunghissimo di cui solo pochi riescono a intravedere la schiena
che l’altra faccia della vita dipana.
Io ho bisogno di luce e cantucci in attesa di spazi infiniti che ben conosco.

MINIMALIA



Inutile dissidio delle ultime
Cinquantanove estati.
Parole esitanti, stonate,
risibili caricature del mio
sosia che malamente recita
il ruolo che fu di altri.
Quando certa sarà stabilita
La mia definitiva
inutilità
vecchiaia e saggezza mi riporteranno
a casa mia.
La porta sarà aperta,
abbraccerò le pareti bianche
mi confonderò con esse.
E infine non ci sarà più nessuno
che mi dirà che troppo grande
è stata la malinconia di vivere.

S. GIOVANNI LI CUTI-

La città preme e assedia con arroganza questo piccolo porticciolo: è un tipo di violenza molto diffuso qui come in altre città dell'isola, alla fine ci fai l’abitudine. Lottare continuamente perché ciò non avvenga diventa un lavorio crudele, qualcosa che può privarti anch’esso di un rapporto normale col tuo ambiente. Un giro vizioso: i miei conterranei si strappano le vesti quando la vita li porta lontano ma coloro che invece ci abitano, o essi stessi quando tornano, fanno di tutto per distruggere, lordare, sfigurare i luoghi rimpianti sino a poche ore prima. E' un'attività nella quale, seppur con meriti e attitudini diverse, quasi tutti si cimentano. Il colpo di grazia in genere è sferrato dal politico di turno e dai suoi accoliti: sono essi ad averci regalato negli ultimi 50 anni lo sfacelo che ci circonda, il barocco sfondato o il liberty stuprato, una carneficina diffusa e sanguinosa. Però ogni tanto un miracolo lascia in vita qualche posto come questo, un'oasi sempre troppo piccola e mortificata rispetto al cancro che sta cercando di divorare ogni cosa. A S. Giovanni li cuti le case riescono ancora a ridere con i tre o quattro colori che hanno a disposizione : il grigio sfumato, il giallo pallido, il rosa diluito e il bianco. La piazzetta che guarda il mare ha nel centro il suo albero d'ordinanza e, in un angolo, la fontanella in pietra lavica lavora onestamente per assolvere il suo compito naturale: sprecare l'acqua preziosa sul selciato. Il mare s'insinua dentro una darsena grande come un bicchiere e accarezza le pietre lisce e nere dell'arenile. Le luci ormai sono accese, ma discrete, io guardo in basso verso l'acqua scura e oleosa che scivola lenta sulle barche allineate come muli attaccati ad una stessa lunga corda. Finalmente c'è la calma necessaria per lavarsi le mani, il risultato non è perfetto, ma posso accontentarmi, questa sera mi presenterà ben altri esami da superare. Passa qualche coppietta, mi guardano tutti con stupore e fastidio: cosa ci fa un tizio solo in un posto come questo? Eravamo venuti per stropicciarci un po' a comodo nostro e adesso 'sto cretino ha rovinato tutto ! Sono assolutamente certo che è questo ciò che stanno pensando. Non me ne frega niente, cerchino altre alcove, altri lidi, altre vite da consumare, io non cederò il nido a questi sparvieri da strapazzo, non stanotte. C'è un silenzio corposo solcato di tanto in tanto dal ronzio delle auto che passano veloci a cento metri da qui sul lungomare. Mi siedo con le gambe penzoloni sulla massicciata di cemento che fa da banchina, e sono finalmente solo.
Ho cambiato spesso i luoghi dove vivere, ho provato a diventare cittadino del mondo, di questa piccola parte di mondo che mi è toccata in sorte, ma non sono un uomo adatto per tutte le stagioni. E' stata una forzatura: appartengo ad una sola città, anzi ad una parte di essa e le stagioni, una volta passate, si possono ricordare senza impegno eccessivo non rivivere. Negli ultimi trent'anni ho danzato spesso con dei sosia, facsimili del sesso, della parola, del pensiero e non l'ho gradito; danzavo con le lacrime agli occhi perché la musica mi è sempre piaciuta, perché se stai fermo sparisci, se non ti metti in gioco non godi, se non provi non conosci. Maledizione, sembra tutto così ovvio: ma io sapevo di aver a che fare con surrogati, lo capivo quasi subito e…ci provavo lo stesso. Faccio parte di una generazione d'imbecilli cresciuta a pane e autocritica, gente che, a forza di cercare dove ha sbagliato, è riuscita a liberare tutti gli spazi per coloro che mai hanno avuto uno scrupolo e mai ne avranno. Lo ha detto fino all'ultimo un vecchio e allampanato giovanotto milanese: la mia generazione ha perso. E' vero Gaber, prendiamone atto, potremo anche riderci sopra, cambiare registro ma non cancellare la malinconia di una sconfitta annunciata. Se alzo la testa verso il cielo di fine estate non vedo stelle, troppe luci artificiali, troppe distrazioni. Ho un disperato bisogno d'onestà intellettuale perché l'ho sempre saputo o perlomeno percepito che, assieme a questa vita cruda, reale, con i suoi contorni netti e indiscutibili, c'è un'altra esistenza. Una vita diversa, trasversale, che emerge all'improvviso dentro i miei giorni per poi immergersi nuovamente nell'indefinito, nel probabile mai sicuro. Una sospensione capace d'assumere qualsiasi forma, in qualsiasi momento oppure non assumerla mai. Per me non è mai stato difficile galleggiare in questa nebulosa e nemmeno doloroso ; è vero semmai il contrario. Nella vita normale, quotidiana, sbaglio sempre e soffro senza voluttà nell'altra invece…che sogni, che gioie, che visioni. Un leggero brusio, un parlottare trattenuto, un'altra coppia che s'allontana e di me non saprà mai nulla. Non provo nessun dolore, mi difendo così dai
molti distacchi e dal nomadismo della mia vita; ho sempre abitato in grandi città troppo diverse fra loro, mi sono accomodato spesso anche in piccoli paesi, mondi fini a se stessi, autosufficienti e orgogliosi. Nessuna cosa al mondo può unire Varese a Castelvetrano, Milano a Palermo, Paceco a Catania, Alessandria a Siracusa, la pianura padana e Capo Isola delle Correnti, Firenze e Grammichele, ma io li ho attraversati tutti e tutti mi son rimasti addosso. -Sei fortunato! Io della vita non ho visto quasi nulla.- Anna lo dice spesso: rassegnazione? Invidia? -Vi lamentate perché avete troppo, u Signori duna biscotta a cu' nun avi denti.- Poi, in genere, si gira e mi lascia con la sensazione di una cosa a metà…e se avesse ragione lei? Viaggi, traslochi, cambiamenti, addii, sono stanco di distacchi; ho avuto troppo o troppo poco e la rabbia allucinata di un'ora fa sta montando di nuovo, però adesso non so dove andare, tutto esaurito dal centro urbano agli eremi silenziosi ma qui non resto.
Prendo la macchina e lascio campo libero.... carusi ripigghiativi i cuti, io scinnu chiù sutta. Un altro spostamento e questa volta per scelta precisa o, meglio, per un assoluto bisogno mentale.  
...Guiderò per una settantina di chilometri, devo raggiungere un altro mare:so esattamente cosa è successo, la mia mente si è messa in cammino in modo autonomo: io la conosco bene, si fermerà da sola per sfinimento e finalmente mi lascerà dormire; ma adesso galoppa veloce verso sud, verso Ortigia, verso un angolo preciso di strada, in direzione d'antiche stagioni mai dimenticate.

giovedì 2 febbraio 2017

Il nutrimento

 La bellezza vera trascolora se non la nutri d’amore,
rinsecchisce e invecchia fino a svanire anche dai ricordi frammentati
in questi giorni in cui le sconfitte sono uno standard consueto
    

mercoledì 1 febbraio 2017

Nero su bianco

Scrivere mi affascinava, mi affascina, mi riesce di una facilità sorprendente:
devo ringraziare la dolcissima professoressa che era mia madre
se non ho mai sconfinato nella piaggeria fine a se stessa.
Mi è venuta voglia di sfogliare l’album e di sorridere nascostamente
a tutte queste parole messe ordinatamente in fila l’una appresso all’altra.
E’ in questo luogo che gli anni riesco a tenerli a bada,
solo qui posso permettermi di sbagliare
e poi disquisirci sopra con charme e in rima.
Fuori da qui ci sono solo schiaffi in faccia…
qualcuno di essi riesce ad entrare fino all’anticamera di queste pagine.

martedì 31 gennaio 2017

Dicotomia

Non mi sono arreso ma questo non elimina la mia sconfitta nell’altra vita, là dove tra i 18, i 38 o i 60 la differenza esiste ed è palese. Cerco di vivere questa e quella, anzi ho provato talvolta a essere poligamo e farle risiedere entrambe vicino al cuore. Non ci sono riuscito, le due signore sono litigiose e incompatibili l’una all’altra, non ho alternative a questa dicotomia.

lunedì 30 gennaio 2017

Anonimi

NIENTE  E’  PREVEDIBILE, NIENTE  E’  SICURO.
Non ho più prospettive virtuali, non ho la “vostra “ educazione,
non possiedo il vostro stile e non pretendo di imporre il mio.
Ho solo questo luogo e non riesco ad immaginarne il destino:
strano per uno come me che conosce bene la storia e ne ha scritte tante.
Volevo scrivere un profilo personale ma non mi esce niente di meglio di questo:
in fondo siamo tutti degli anonimi particolari in questo mondo virtuale.
Diciamo di noi ma manca lo sguardo, l’occhiata, il ritmo del passo
e il suono della voce.
Qui scrivo solo per me, per lasciare un segno alle spalle dei miei giorni:
sembra un vezzo ma è una necessità.
Scrivo per liberare la vita che mi porto dentro, tutto il resto viene dopo,
ma che ci siate voi in sala è una coscienza che possiedo
dal primo momento in cui ho battuto sulla tastiera di un computer.

domenica 29 gennaio 2017

Uno sfondo collettivo

Non siamo anonimi, siamo persone che si mostrano in modo diseguale
perchè siamo “unici”,
almeno dovremmo esserlo ma non è sempre così,
probabilmente non lo è mai stato:
tutti d’accordo in rete, da una parte e dall’altra.
chi non si adatta sparisce dalle pagine.
Le discussioni fungono da sfondo: le puoi modificare come un layout
e aumentano l’ipnosi collettiva,
oltre un certo limite diventano un loop che si ripete all’infinito.
Non ci serve.