sabato 7 gennaio 2017

Solitario

Mi sembra evidente: non cerco contatti a qualunque costo,
sono selettivo in modo esagerato, collerico, snob
e fondamentalmente quindi UN SOLITARIO.
L’ho detto in questi anni centinaia di volte,
l’audience mi solletica ma non mi possiede,
è un obiettivo che importa solo a coloro che usano il web
come passerelle per secondi o terzi o quarti fini

venerdì 6 gennaio 2017

Damasco

Tramortito sulla via di Damasco ho seguito per molte settimane 
gli aquiloni del mio pensiero:
colorati e bellissimi mi hanno ingannato sui molti aspetti della mia personalità,
poi si sono sostituiti ad essa e mi hanno regalato l’assenza.
Un blog può essere molte cose,
mi domando quante riesca a contenerne.
Siamo già un po’ più in là o sono io ad avere le allucinazioni.
Ho voglia di ripercorrere le strade che sembrano le solite ,
di sentire scorrere via le vostre parole.
Quando l’assenza si ripresenterà sarò più pronto,
o la fine o la guarigione.

giovedì 5 gennaio 2017

QUESTA E' LA MIA TERRA

La Sicilia in innumerevoli libri, come sfondo o palcoscenico di film o opere televisive: ovunque e in mille modi l’isola dove sono nato si presenta in scena. Ed esce spesso bastonata. E’ la sensazione fastidiosa della mancanza nonostante tutto, dell’assenza soprattutto di una misura seria che gestisca l’arbitrio percettivo che si ha di quest’isola. Anche del mio s’intende. Se arrivate in fondo al tacco di questa nazione e guardate i tre chilometri d’azzurro che fanno da confine fra il Sud e il sud del sud dovreste sentire l’aria inconfondibile della frontiera: alcuni di voi sanno per aver letto o studiato, altri non hanno alcun interesse di sapere. Informarsi e riflettere fuori dai pregiudizi è terribilmente scomodo, meglio imbarcarsi con le certezze già acquisite, quelle di cui fanno parte le date sui biglietti di ritorno. Basta leggere con onesta attenzione quello che della Sicilia è stato scritto, dipinto, suonato…filmato, basta ascoltare per qualche minuto una discussione qualsiasi su di essa per capire che si parla e si ragiona su un falso evidente: una Sicilia unica. Riconoscibile e trasmettibile secondo stereotipi universali e scontati, per questo inossidabili; non è così. Chi in un modo o nell’altro ha attraversato quest’isola, qualunque sia il suo grado di cultura e gli inevitabili preconcetti che condiscono la sua vita, sa bene che la mia terra ha decine di facce. E’ una metafora lucida, perfettamente pirandelliana: cento, mille sicilie, quindi nessuna realmente adeguata ad un riconoscimento significativo. Dentro ogni sfaccettatura si viene risucchiati verso una logica elementare, quella che recita uno storico de profundis sociale e economico, l’unico apparentemente percepibile. Io l’ho vissuta sulla mia pelle questa impossibile oggettività che per vie traverse si coagula in un insieme di verità inconfutabili. Conosco quel tipo di smarrimento appena ci si avventura oltre i confini del già detto, so cosa significhi essere soli intellettualmente davanti al consesso di evidenti mancanze ingigantite e pasciute da analisi scontate. E’ anche vero che chiunque viaggi, anche se inconsciamente, vive del pregiudizio e del comodo luogo comune che ci fa vedere e visitare proprio quello che avevamo in testa prima di partire; è difficile partire nudi e tornare vestiti e , in fondo, non è questo quello che voglio. Anzi desidero il contrario perché la Sicilia è veramente un luogo dell’anima e non puoi giudicarla se non ne conosci la storia e la cultura che la permea da cima a fondo in modo totale. Sono nato qui e cammino qui, vedo ogni giorno facce diverse del mio osservare, di una diversità poco gestibile e scomoda.
 ”Dicono gli atlanti che la Sicilia è un’isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d’onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto d’isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui tutto è dispari, mischiato, cangiante, come nel più ibrido dei continenti. Vero è che le Sicilie sono tante, non finiremo mai di contarle. [...] Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte di trovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, fra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre la Sicilia, di un eccesso di identità, né so se sia un bene o un male. [...] “ GESUALDO BUFALINO in L’isola plurale.
 La stessa qualità e quantità di contrasti e opposti che sono gran parte del fascino dell’isola e anche la sua “insopportabilità”; lo stesso misterioso incantamento che fin da bambino mi riempiva gli occhi di stupore quando vedevo apparire il tempio di Segesta nella campagna severa dell’interno o il panorama immenso e aperto sul mare e le Egadi da Erice. Anche adesso mentre ne scrivo capisco di non poter essere obiettivo: il mito, l’apparizione e non l’essenza sono contesti che non possono produrre altro che ambiguità e incertezze. La Sicilia è un continente sia in senso stretto che in quello lato, potrei dire che possiede in massimo grado una bellezza paradossale, eccessiva e discontinua: quella propria di ogni frontiera, scomoda e sfuggente al dettato razionale dell’Europa che volendosene liberare cade ogni volta in un turbine di sensi ipnotico appena si lascia da essa sedurrre. Della Sicilia non ci si libera facilmente, anche se si tratta di un fascino pericoloso e incoerente: vorrei chiedervi però se avete mai amato facilmente l’assoluto, se vi siete mai confrontati con la serietà millenaria di uno sguardo di pietra o di una curva marina che si perde all’orizzonte. La posizione di arrogante centralità, conficcata in mezzo ad un mare antico e stratificato di genti e culture ha segnato il destino dell’isola, oggi come ieri. I migranti dall’Africa che approdano sulle coste di Lampedusa, gli uomini del Nord i cui sovrani riposano nella cattedrale di Palermo, i greci col nostro stesso sangue da sempre ospiti delle sue coste, e poi i turchi pirati e l’islam che ancora canta fra le sue strade e nelle sue architetture, e l’Europa nobile e colta con la sua letteratura percorsa dall’humus siciliano oltre ogni ammissibile limite…i liberatori di sempre, infine, più o meno smentiti dagli esiti delle loro migliori intenzioni. E’ lì l’origine della qualità speciale della narrativa e della letteratura siciliana: dentro il deficit e l’insicurezza, dentro il disagio di chi vive ogni ora sulla frontiera di un possibile e definitivo collasso. Lo scrivere è la nostra redenzione, l’unica possibile e, come tale, portata ai massimi livelli ; Federico de Roberto, Sciascia, Verga, Lampedusa, Pirandello, Piccolo, Brancati, Bufalino…Camilleri e ne lascio fuori un numero troppo elevato, sono il messaggio lanciato nello spazio sociale e umano di un’altra realtà che ci è ostile, incredula e vigliacca, che non vuol credere ad un’esistenza ai limiti della decenza, che irride il sogno perfetto di chi supera perché ha compreso per caso o sa troppo per studio. Non mi pongo il problema di chi voglia credermi oppure no, la storia scuote da millenni coi suoi marosi la Sicilia e noi senza un perché decifrabile siamo ancora qui in eterna attesa di una nuova legge, un nuovo segno che spiegherà alfine questo lungo e fantastico sonno della ragione. Nostro che di molti altri non c’è materiale.

I miei limiti

Non ero partito così. Mi piaceva lo scambio, il mezzo, la gente, veder fluire le idee, conoscere anime. Mi piaceva ma non sono cieco o sordo e non ho mandato il cervello in ferie. Mi sono reso conto a poco a poco che questa dimensione virtuale era il succedaneo di quella reale, peggiorata da molti fattori. Ho cominciato a dirlo, a scriverlo….senza peli sulla lingua perchè non ne ho e molti in rete invece li hanno, e sono peli lunghi. Lo dico senza orgoglio ma con pacata rassegnazione, ho piena coscienza dei miei limiti. Resterebbero tali anche se venissi colonizzato da una febbre nuova e trascinante. Giungere alla conclusione che è impossibile salvarsi, ecco il concetto primordiale che si stampa alla fine della risma di fogli che la mia mente ha prodotto in questi anni.

martedì 3 gennaio 2017

Autocoscienza

Sfoglio con attenzione le pagine di questo blog,
ne studio le righe e resto silenzioso
ad ascoltare l’eco di parole ormai lontanissime:
in fondo non mi dispiace sia così.
Ho una lucida coscienza di me stesso, non crediate sia privo di
capacità di auto valutazione:
un blog gestito dal sottoscritto non poteva essere diverso
né poteva aspirare a simpatiche levità sociali.

lunedì 2 gennaio 2017

Uno spazio che mi somigli

In tutti questi anni ho aperto una decina di Blog,
uno per ogni faccia del mia personalità,
il risultato finale è stata la mia scomparsa come blogger, l’annullamento di ogni traccia e di ogni possibile riferimento.
Non si può essere accettati se non ci si accetta,
non esiste un luogo dove poter posare i propri umori più intimi se non nel segreto della propria coscienza:
il contatto con il diverso da noi ci cambia, il timore di non essere accettati ci spinge a continui aggiustamenti.
Quello che ho scritto in più di 7 anni doveva spargersi
in un gran numero di volti fittizi
per poter essere accettato,
questo è quel che ho creduto finora e così l’imprimatur di libertà ed espressività di un blog me lo sono negato fino ad oggi,
consegnando ad improbabili testimoni il senso vero e UNITARIO di ciò che scrivo
e sono.
Non ho mai fatto poca fatica a realizzare, seppur in termini elementari, uno spazio che finalmente mi somigliasse.

domenica 1 gennaio 2017

I commenti

Per distrarmi veramente dovrei riaprire i commenti!  Aria nuova e questioni vecchissime, sempre le stesse; potrei, oltre un certo limite, considerarle astrazioni anch’esse, di altra natura ma pur sempre metafisica dell’ignoranza, della maleducazione, della superficialità ma anche della contrapposizione ideologica, della complessità storica e sociale da cui nasce un’opinione. Metafisica “spicciola” dell’animale che domina il mondo, l’uomo. Bene, riaprirò i commenti.  MA io spero nell’astrazione, quella in cui la vita, l’amore, il senso, l’armonia, la poesia e una certa lodevole indifferenza al mondo reale permettono di  sopravvivere al grigio che avanza.

AGENZIA REUTERS

Capita spesso, forse troppo, di sfruttare il palcoscenico virtuale per diffondere il proprio pensiero onnisciente su tutto e tutti: di argomentare su storia e società, politica economica e politica estera, letteratura e filosofia…a volte entrare perfino dentro dotte e sconclusionate questioni di telogia e fede. Avete davanti uno dei campioni mondiali di tali pratiche! Poi arriva qualcuno con una macchina fotografica, fa click e dice in un attimo cento cose più di noi. Certe volte accade così, altre meno e siamo noi in un rigo a raccontare meglio il mondo e il suo divenire. L’immagine è un blocco immediato perfetto ed esplicativo, la scrittura prevede immaginazione che della immagine è stretta parente anche se non si amano. Io, che sono un pigro, ho preso una manciata di foto DELL’AGENZIA REUTEURS le ho sfogliate e così ho sentito le mille voci che mi sono attorno: ho mutato le mie idee? Non tutte. Alcune per esempio si sono rafforzate, altre sono maturate, resta il fatto che non sarei mai riuscito a scrivere meglio di così il mondo in cui vivo adesso.
Non sempre è un bel vedere: un tipo su un aereo diretto a Detroit stava per farsi saltare le palle (sue) assieme alle vite di altre 200 persone. L’11 settembre non è poi così lontano , Ground zero fuma ancora ma noi dimentichiamo in fretta, come faremmo a sopravvivere mentalmente sennò? Abbiamo subito molto ma guai a dirlo, scherziamo? Siamo gli occidentali, la razza più merdosa del pianeta, abbiamo oppresso adesso paghiamo dazio! Mah… è così? Faccio un po’ puzza è vero ma non è che gli altri siano dei concentrati di Dior. Secondo me ci hanno raccontato delle bugie e il terrorismo è bello vivo ed è soprattutto islamico. Accidenti l’ho detto! E ora? Politicamente scorretto, sono finito…addio miei scarsi lettori. ( Però è così, sono sempre loro, Allah ackbar, non ho ancora visto un parroco con le palle circondate da esplosivo, un buddista kamikaze o un ebreo da autobomba).
Vabbè, lo so che ci sono molti distinguo, che c’è il contesto, la reazione, la disperazione ma io dico che cosa serve raccontarci di un’umanità finta, minimizzare, scantonare? Il giorno in cui, da bravi atei, mentre siamo in volo verso la nostra amante segreta con la scusa di un viaggio di lavoro, ci trovassimo di fianco al terrorista di turno, prima di saltare in aria che facciamo? Gli facciamo vedere il nostro abbonamento a MICROMEGA?
Una larga fetta di mondo è povera e malata, lo è al di là delle nostre più nere immaginazioni fomentate dal commercialista. Dalle mie parti le strade sono piene dei discendenti di quelli che nell’823 DC sbarcarono a Mazara, vendono cazzate ai semafori, spacciano per conto dei mafiosi di qui, sfruttano un bel po’ di puttane ma lavorano anche onestamente, sono pescatori- contadini sfruttati, esattamente come lo erano dall’altra parte del canale. Non si integrano perché a loro non gliene frega generalmente niente, alle loro donne sì ma zitte e sottomesse, a loro interessa vivere e sopravvivere e domani fare qui il loro islam in modo per loro economicamente più adeguato. Esagero? Ma voi siete sicuri? A voi frega profondamente qualcosa?
Non capisco, scusate non vi frega niente del laicismo conquistato a fatica da noi, non vi frega niente di questo web dove scrivo io e scrivete voi, fate un casino spaventoso e firmate qualunque cazzata basta che venga da una certa parte… e non fate, non dite, non corteate per il massacro iraniano o siriano? Non fate una piega per il burqa, per la situazione femminile nel mondo islamico? Siete sicuri che tutto il terzo mondo entrato così come una scorreggia dentro i nostri confini sia LA soluzione? Ci stanno tutti qua dentro? Noi? Fuori dai coglioni o integrati? Anche tu che mi stai leggendo giovane-impegnata- progressista- sessualmente libera-culturalmente viva e superiore? D’accordo sono uno stronzo, il mondo cambierà (lo diceva già Gianni Morandi) il discorso è molto più complesso. Complesso? Complesso!! Ma aiutarli a casa loro? Ripopolare i deserti, irrigazione e civilizzazione? Spendere là i quattrini? Il discorso è molto complesso davvero. Nel mentre tutti dentro e chi si è visto si è visto.
Signori guardate che qui da me è molto più facile; in Terronia si sa siamo molto più vicini all’Africa sapete? Ci vuole poco dai, basta tornare indietro di qualche decennio, al delitto d’onore, alle donne perennemente a lutto e al padre padrone. Poi per quanto riguarda clima, abitudini in genere, alimentazione e pigrizia ci siamo già. Lo sappiamo tutti che la guerra non ha mai risolto nessun problema; sappiamo benissimo che la guerra fa male e lascia cicatrici. Non penserete che stia qui a difendere le guerre sante? Ma se non lo sono quelle occidentali non lo sono nemmeno le altre, o no? Non ci sono ferite di serie A e di serie B, non ci sono bambini o civili più importanti di altri. Questo vuol dire che anche noi schifosi occidentali, vecchi occidentali, cristiani occidentali siamo importanti, esistiamo e abbiamo la nostra cultura. Adesso venite a raccontarmi che non è così, che dobbiamo sparire e che non serviamo se non a scrivere minchiate su un blog, che siamo sorpassati, duri, cinici e egoisti, mentre dall’altra parte c’è tutto un modo fantastico pieno di colori, civiltà e giustizia.
 Ho capito! Abbiamo letto un altro libro io e voi, abbiamo abitato un pianeta diverso senza esserne coscienti però il vostro è più serio e adeguato. Se noi come civiltà scompariamo, ci vaporizziamo in uno di quei millenari vuoti di memoria storica che spesso vediamo utilizzati alla bisogna, il pianeta starà meglio?
I potenti del mondo, quelli che contano e ci contano come mandrie voltano le spalle al mondo e alla gente reale, siamo solo numeri di statische. I risultati di queste” dimenticanze” si osservano poi nelle distruzioni e nelle tragedie che contiamo lungo le nostre vite e nelle nostre strade. Ci raccontano balle, da secoli, dai che lo sappiamo; e noi facciamo lo stesso e nello stesso modo, siamo o non siamo blogger? Siamo l’informazione, quella libera, quella contro, la punta di diamante di un modo nuovo di fare conoscenza, un sistema che passa dalle escort e dai salotti esclusivi della sinistra radical chic, attraversa i centri sociali, defeca sui libri degli storici tradizionali, e sta di guardia alta e nobile sulla scrivania di Travaglio e Di Pietro e si fa beffe di chi non si adegua. Signori, siamo impotenti davanti ad una violenza intellettuale micidiale che per ogni dove andiamo gridando di voler combattere.
Io no, io sono controcorrente della controcorrente, sono a sinistra della destra della sinistra di centro. Siete voi che non capite un cazzo.
Dov’è la verità, e qual è la verità oggi in Medioriente? Quanto siamo distanti da quei paesi? Quanto è distante la nostra vita sociale dalle strade di Teheran? E se per caso fossimo più vicini di quanto vogliamo ammettere al sangue sulle strade? Magari ci troviamo anche noi due leader spirituali per cui farsi scannare… tanto resta tutto in famiglia da quelle parti… qui forse no. A proposito avete visto come trattano i dissidenti in Iran o nella Corea del Nord?
Siamo veramente coglioni: per esempio abbiamo letto e ascoltato le parole dei pazzi criminali che guidano quei paesi, forse dovremmo riflettere un po’ meglio sul fatto che stano costruendo l’atomica! L’atomica non un petardo per i botti di Capodanno!Oppure ci sono atomiche buone e cattive? Quelle col velo o con la plica mongolica sono più giuste? E’ scontato, quelli come me sono dei pirloni reazionari, qualunquisti ridicoli e mediocri, gli iraniani, i coreani, stanno costruendo solo centrali per produrre energia necessaria al progresso del Paese… lo sapete che lo diceva anche Adolf ai tempi dell’acqua pesante in Norvegia? E noi occidentali stronzi li vogliamo lasciare nella loro miseria! Che bastardi che siamo, non riusciamo a immaginare un islam moderno, con le case pulite, niente straccioni per le strade, ma acqua corrente e luce, cibo e medicine e bambine infibulate e scopate a dieci anni, magari dentro un bell’harem dove il maschio di turno si divide un po’. Un islam coi circuiti da formula uno e la macellazione halal, con gli studi matematici e le donne coperte ( ma si che è bello), senza quella minchia di musica pagana e con tante scuole coraniche al posto della biblioteca Vaticana. Un oriente tutto parate militari e culto della persona, applausi e inchini, sfide roboanti e una miseria morale e materiale senza fine dietro la facciata. Questo è un discorso inutile. Basta discorsi inutili.