sabato 28 gennaio 2017

Scie di comete

Enzo è qui dietro i tasti, una laurea in medicina e un’altra vita 2000 chilometri più a sud. A chi mi chiede e si chiede se ho mai la tentazione di rivedere certe moviole, se ne valga la pena non posso dare una risposta sicura, il tempo ci trasfigura e le lunghe assenze sono un colpo al cuore: una mano regala piacere e commozione, l’altra ci sega via una fetta di vita e di illusioni. Gli altri amici che, come me hanno, la fortuna di risiedere oltre lo stretto, godono di consuetudini che annullano i “colpi al cuore” prima descritti. Da fuori sembriamo solo più o meno invecchiati. Siamo altro? Vito direbbe : “Mah”.Palma sarebbe sicura che sì, c’è dell’altro. Cinzia direbbe che siamo fermi come scemi a 20 anni. Io dico che siamo scie di comete…una traccia la lasciamo sempre in questo cielo. Spero ce ne sia un altro, un altro dove Tizzy sia ancora disposta a baciarmi e a insegnarmi a scrivere. Chi può dire cosa siamo veramente, quanto sia rimasto dei nostri cuori, delle nostre sorprese? Questo viaggio non vi darà nessuna certezza… la vita in fondo è una magia.

venerdì 27 gennaio 2017

Il filo del rasoio


In bilico sul filo del rasoio tra centinaia di generazioni “lente” e questa mia stronza, maledetta e velocissima generazione da costruire atteggiarsi rappresentava l’unico modo per sopravvivere, l’unica maniera di prender tempo al tempo implacabile. Questa è stata la mia generazione, i miei anni tra il 1966 e il 1970

giovedì 26 gennaio 2017

Milano 1970

Nella Milano del 1970 io camminavo su un’asse di equilibrio sottilissima:
al di qua e al di là non c’era nulla che io amassi veramente,
nulla di cui potermi fidare ciecamente, c’ero solo io e la mia asse di equilibrio.

mercoledì 25 gennaio 2017

Sud e libertà

Il sud, la mia terra è ancora libertà perché guarda il mare
e il mare è spazio, apertura e immaginazione:
oltre un certo limite finisce il binario delle conversazioni precostruite
ed inizia il tempo di una conoscenza diversa che usa gli schemi
ma non si fa usare da essi.

martedì 24 gennaio 2017

DUE OTTAVE

Ma è proprio uscendo da questa mia dimensione di blogger che avverto la caduta. Dentro queste stanze familiari che conosco a menadito, dentro questo riflesso immutabile e senza età non vivo conflitti dannosi o insormontabili. Da fuori la percezione dell’inutilità del tutto combatte ogni giorno con la necessità e la bellezza dell’esistenza e ogni tanto si esce sconfitti. Scriverlo è esorcizzare il pericolo e la morte.



Il tuo violino suonava due ottave
sopra la mia
comprensione
anni in anticipo sul mio
sgomento
La nota sempre quella del primo
istante
del primo sguardo
Adesso so che non c’è
altro
Non esistono altri spartiti
Altre possibili fughe
Resto impresso per sempre sullo stesso
rigo.
Il tuo violino suonava due ottave sopra
La sua eco incide ancora.

lunedì 23 gennaio 2017

L’uomo che scrive stasera

Non esistono vere novità oltre il limite temporale dell’adolescenza,
soltanto versioni rivedute e corrette di affermazioni sbilenche
che non riescono più a trovare un senso e lo cercano convulsamente…
sino allo sfinimento.
Il sud e i suoi magici cieli erano già dentro di me,
lo erano dalla mia infanzia, ho continuato in fondo la ricerca
che mi competeva e l’ho fatto in un’isola.
Il mare ha cullato i miei sogni di ragazzo, li ha fatti crescere
e mi ha insegnato a guardarli con feroce tenerezza.
L’uomo che scrive stasera a margine di un ennesimo nuovo anno non è così diverso dal bambino che uscì secoli fa da una scuola milanese,
ha soltanto meno illusioni.