sabato 27 marzo 2021

Per Ness



Questo post me lo devo e te lo devo, almeno per quella lettrice fissa che da tempo mi gratifica della sua attenzione: ciò che scrivo è perfettamente attinente alla mia sensazione come blogger e come persona da qualche mese in qua. 
Credevo in alcune cose e pensavo di fare sempre a modo mio, anzi ero certo che nessuno se ne sarebbe adombrato. Mi dicevo, se almeno qui non sei libero di manifestarti per intero, di seguire il tuo istinto primordiale che senso ha aprire un blog? Sbagliavo, il fatto che ho continuato confusamente in gran parte a fare a modo mio non significa che sia il modo migliore di agire, ma questa non è una lezione di autocritica. è la trasposizione di una fine che sento imminente...anche in questo la scrittura è una liberazione per me. Ho il tempo a scadenza ormai.
Esistono blogger di valore, sono pochi, hanno cose da dire vere e le sanno dire: non sono quasi mai facilmente commentabili perchè sul loro tessuto intellettuale e letterario non c'è nulla da aggiungere. Esistono blogger "normali" che talvolta esplodono in una bellezza travolgente e tu non sai perchè e non li commenti ugualmente perchè la bellezza è abbagliante. Ci sono infine blogger mediocri, la gran parte, che riempiono di voci l'etere e vengono commentati in modo irrefrenabile. In ogni maledetto caso non è il numero dei commenti che fa il blog ma la loro qualità ed essa è legata in modo proporzionale al tenore di ciò che il lettore trova nel post.
Perchè la bellezza è contagiosa come la stronzaggine o la volgarità.  
Non si può negare che spedire nell'etere il proprio riflesso esistenziale prevede la speranza di riceverne un'eco.   Negarlo significa mentire...se dico ti amo vorresti sentire almeno un "IO NO!" Quando non so che dire non dico, leggo attentamente e quasi sempre viene fuori l'anima nuda di chi ha scritto ( anche se l'autore non vuole): è a quel punto che ho voglia di lasciare una carezza o un piccolo segno di gratitudine per il piacere di aver condiviso ma dire solo ciao mi sembra sempre troppo poco... Io sono certo che i Blog sono nati per comunicare e moriranno per lo stesso motivo ipertrofizzato in modo anomalo e maligno. Le regole imposte sono appunto la metastasi di questo modo bastardo di intendere il blog: a me è sempre successo di non ricevere parole se non regalo parole, la mia intuizione non basta ci vuole la dichiarazione palese di essa! Dopo qualche settimana di scarso commentare la quasi totalità dei tuoi contatti si stanca e ti lascia vuoto a scrivere di te gridando in un universo silenzioso e assente. 
In genere le cose migliori nascono così, dal silenzio che tira fuori la tua anima letteraria che poi finisce per affogare nel turbinio delle mille voci del web.  E' questo che in genere fa stancare un vero blogger: il senso di inutilità profonda del suo stato, non capire, non essere capito, non stare dentro il trend che si è creato...e rendersi conto di essere già altrove.  Sono definitivamente sfinito e disamorato, ho poco tempo e nonostante questo dato di fatto ho la presunzione di volere fare TUTTO, rispondere a tutti, leggere tutti, scoprire nuovi blog, incaponirmi in diatribe spinose...scrivere post decenti. E' IMPOSSIBILE! Per me almeno lo è. Per chi scrive solo per avere una chat più enfatica il problema non si pone.  Per chi ha deciso apriori di non spogliarsi mai fino in fondo possono bastare gli stracci eleganti lasciati al sole della convenienza.  Prima o poi qualcosa accadrà, ma per me sapere che un giorno, in quel momento preciso, io ci sono stato e che qualcuno ha rivolto lo sguardo verso di me e si è sentito meno solo assieme alla mia solitudine per ciò che ho scritto e il modo in cui l'ho scritto per me è un'iniezione di vita che vale per sempre.  
Questo atteggiamento di base è insostenibile per più di un certo periodo, io non conosco nessuno capace di reggere il proprio ritratto che risuona in ogni momento nelle parole che regala agli altri per più di qualche mese, perchè inevitabilmente l'assoluto ti abbandona in una dimensione troppo ampia sia per te che per gli altri: così scrivi di meno e meno bene, immiserisci la tua creatura per poterle dare infine il colpo di grazia e chiudere il blog! Ma io non chiuderò del tutto le porte alla mia espressività virtuale, cancellare definitivamente ciò che si è scritto con passione e attenzione significa uccidere l'autore di quelle parole, in questo caso un suicidio. Mi piace pensare, diversamente, che una riga sopravviva al suo autore... a volte penso che mi piace anche l'idea che qualcuno se ne appropri e la faccia sua e anche questo è fuori dalle regole e dal galateo della blogosfera ma è un concetto difficile e pericoloso da definire: su tutti i miei testi c'è il COPYRIGHT ma io parlo di una cosa diversa. Sarei orgoglioso se qualcuno si "appriopriasse" in modo intelligente e creativo dell'anima di quel che ho scritto e lo facesse suo a modo suo, penso che si possa definire un utile scambio intellettuale giocato su un terreno scabroso e instabile. Andarmene da qua adesso, non scrivere più ad alcuni blogger sembrerà l'ennesima sciocchezza o colpo di teatro, per altri somiglierà a un gesto incomprensibile e fastidioso, forse ci sarà chi dirà "finalmente!", altri "figuriamoci se non lo faceva", altri ancora penseranno " vai definitivamente a quel paese!" Per quanto mi riguarda, in fondo, sarebbe una liberazione da dinamiche relazionali con le quali non sono mai riuscito a convivere: la mia intenzione è quella di continuare a leggervi tutti e commentarvi laddove ha un senso farlo ma stare in pace a casa mia, risolvere a monte la questione equivoci e malevolenze che da sempre sono appiccicate ai miei blog senza che io vi abbia mai visto un nesso logico! La mia intenzione è quella di lasciare questo spazio così com'è: nessun cambiamento e una estrema discrezione ma, per chi ne ha cuore, l'opportunità di ricordarsi positivamente di me. 
Non posso fare diversamente per quello che ho in mente...nel frattempo il mio tempo svanisce... ho una biblioteca vastissima da esplorare, un pc funzionante alcuni blog da spulciare, Sai bene che in rete girano blog con ritmi e finalità assolutamente diverse da questo mio, io non sono riuscito a fare di più...
E questo post è veramente lunghissimo; ciao Gesualda.

Un’idea viva e terribile

Nessun rimpianto, la vita soltanto e l’amore o l’idea di esso, il profumo che chiunque lo abbia provato non dimenticherà perchè è una necessità senza do ut des, senza formalismi, senza età… solo io e quell’idea viva e terribile. Non voglio morire senza capire, senza alternative, senza altre possibilità che quella di schiantarmi sull’ennesima delusione. E’ stato così ed è stato, ma sarà anche stavolta per sempre: non ci sono altri interlocutori, non c’è bisogno di interpreti delicati e sensibili. Serve solo capirlo e dirlo, tutto il resto è banale analisi di ciò che è avvenuto e che non si ripeterà mai più identico.

venerdì 26 marzo 2021

Percezione e corsa



Ho bisogno di musica e immagini e li prendo a piene mani, scrivere non mi basta, il flusso di energia che attraversa il mio cervello è troppo grande e impetuoso: a diciottanni avrei detto che è un impulso rock oggi ti dico la stessa cosa. Un attacco di chitarra, la batteria e il basso appresso, i pori della percezione che si dilatano a dismisura, cosa pensavate fosse la rivoluzione alla fine dei ’60 ? Percezione e corsa questo era, nessuno si pose allora il problema del dopo, non importava a nessuno fermare la corsa e fu giusto così; la musica suona ancora ed è per tutti, non ha più un’identità politica che allora era la sua matrice apparente, se è ancora vivo quell’accordo in fa significa che sotto c’era altra vita che se ne fregava del nostro bisogno di misurare e chiudere… Sono stati una Fender, un basso e una batteria a governarci. Tutti. Uscito da una sala concerto un pomeriggio incontrai per caso il ROCK, dietro l’angolo di una sonata di Schuman si era appollaiata la chitarra di Jimmy Page: impossibile spiegare la magia del pifferaio magico, lui da allora non ha mai smesso di stravolgermi, ha cullato i miei sogni vitali in quegli anni , dorme apparentemente sopito in questi lenti e finali. Se scrivo oggi è perchè si è risvegliato, l’ennesimo colpo di coda, la voglia di correre non muore mai.

giovedì 25 marzo 2021

Rappresentanza democratica

Matteo Renzi è al mio servizio, lo stesso vale per tutti componenti il suo governo. 
Le centinaia di deputati della Camera bassa e quelli meno numerosi del Senato della Repubblica sono al mio servizio. 
Rispondono a me del loro operato, rispondono a ciascuno di voi che leggete. 
In un sistema democratico parlamentare ognuno di questi signori risponde a noi:
non si trova a Roma seduto sugli scranni della Camera o del Senato per originali ferie da trascorrere tra una chiacchiera e l’altra. Così per logica elementare dovrebbe essere: 
COSì NON E’!

mercoledì 24 marzo 2021

Il concetto di servizio

In ogni luogo in cui si discute della vita nazionale, del suo assetto e del suo futuro il concetto di “servizio” dovrebbe essere la guida fondamentale di ogni gesto politico. Nessuno dei politici e dei partiti operanti in Italia negli ultimi 60 anni ha mai rispettato questo principio e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Noi non siamo capaci di ragionare e decidere per logiche di grandi principi, dimentichiamo (maliziosamente?) i fondamenti delle questioni generali e costruiamo sulle sabbie mobili del pensiero debole castelli destinati fatalmente a crollare rovinosamente assieme ai suoi occupanti.

martedì 23 marzo 2021

CAOS



Tengo segrete alcune cose scritte nel tempo: le guardo con un finto sospetto...vorrei che si rivelassero da sole. Certune illanguidiscono da sè, altre sono partorite da momenti particolari. Questa è nata, come volontà d'uscire allo scoperto, per qualche chiacchiera al telefono con una donna "speciale": Caos è dedicata a lei. Le ossessioni dominano questo paesaggio: una linea azzurra conosciuta fin da bambino sotto la guida di una madre attenta, dispensatrice di richiami segreti e di libri regalati con allegra noncuranza. Decine volte mi sono affacciato sul mar d’Africa in questi anni per cogliere la metamorfosi da vita a forma, la dialettica eterna, l’ossessione di Luigi Pirandello. Il mare in fondo alla vallata pigra è lattiginoso, sempre placido e sfumato in un chiarore che racconta lunghe partenze ed infiniti ritorni. Lo ricordo così dalla prima volta: dalla visita dei miei dodici anni con padre e madre a sorvegliare la mia inquietudine. “Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d'olivi saraceni affacciata agli orli d'un altipiano di argille azzurre sul mare africano... Per uno spavento che s'era preso a causa di questa grande morìa, mia madre mi metteva al mondo prima del tempo previsto, in quella solitaria campagna lontana dove si era rifugiata. Un mio zio andava con un lanternino in mano per quella campagna in cerca d'una contadina che aiutasse mia madre a mettermi al mondo... Raccattata dalla campagna la mia nascita fu segnata nei registri della piccola città situata sul colle... confesso che di tutte queste cose non mi sono fatta ancora né certo saprò farmi mai un'idea". Queste erano le parole del padrone di casa, di Pirandello, mi raccontava mia madre, traendole da un libro che teneva aperto davanti a lei. A quel tempo il maestoso pino vegliava ancora le ceneri rannicchiate dentro il muro ed io tremavo segretamente a quest’idea violenta di uno spirito-cenere diffuso tutto intorno, pronto a ghermirti e a cambiare la tua vita per sempre. Lo sgomento che provavo allora verso la desolante vista di Agrigento, quinta cenciosa a far da sfondo ai miei sogni di ragazzo non era inferiore.
Il pino non c’è più, nulla dura per sempre nemmeno i nostri desideri; stavolta l’uomo non ha nessuna responsabilità verso i frutti del suo ingegno, l’albero fu messo con le radici all’aria da un violentissimo temporale una ventina di anni fa. Pirandello non avrebbe voluto sepoltura alcuna ma abbozzò un compromesso già nelle sue ultime volontà e lo ottenne: nudo e spoglio, cremato, a sorvegliare il caos indistinto dal quale tutti traiamo forza e voluttà. Non sono mai riuscito a considerare questo compromesso una forma di sconfitta, oggi mi sembra anzi una suprema attitudine al controllo di tutto, anche delle variabili della morte. “Niente vorrei avanzasse di me; ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui.” Respiro a fondo il senso di attesa di questo luogo e mi domando quanto io sia imprigionato dentro la parte mia di vita, quante battute ho pronunciato dentro l’ombra di questa rappresentazione; ma sono stato sempre attento, la mia parte e la vostra parte legate da una placenta vitale, preciso nei tempi e nei modi perché una battuta fuori posto e il teatro andrebbe in rovina. Questa è la forma signori miei, l’unica scelta possibile per un artista, la forma partorita da te, dalla tua arte, la tua visione dentro alla quale ti muovi come un’ombra. Le recite a soggetto sono possibili solo qui; nella vita concreta questo non è concesso, lì siamo solo marionette mosse dal vento con un canovaccio imposto misteriosamente e sempre nuovo e crudele per noi. Vorrei poteste sentire sul viso la carezza del lieve scirocco che sale dal mare e il grande silenzio che si allarga sul cuore.

lunedì 22 marzo 2021

Gemelli

Ho sempre vissuto male lo sdoppiamento mentale tra le mie due anime 
(e non mi venite a dire che si capisce che sono dei Gemelli): 
quella lirica, lontana dal mondo in cui sono nato,
 balcone privilegiato su quell’altra in cui, invece, mi agito e mi incazzo, 
fatta di uomini e donne, di azioni e di strade che passano sotto i balconi delle idee
 e se ne fregano di sporcarsi e mischiarsi pur di riuscire a diventare vita. 

domenica 21 marzo 2021

La rete e i suoi pesci


La blogosfera nella gran parte dei casi riproduce un castello di falsità pauroso e fa da eco a quelle più titolate di altri ambienti; non contraddice, non offre prospettive diverse è di una noia mortale e di un’insipienza totale. Il discorso “letterario e lirico” va affrontato con piglio diverso, la percentuale di buona letteratura e poesia non è mai stata elevata in ogni tempo, la Rete ha solo offerto ad un pletora di presunti letterati un palcoscenico che è quasi sempre pieno di mediocrità . Pretendo troppo? Io non ho il copyright legale del mio spirito, non ho nulla da dirvi, nulla da raccontarvi in senso assoluto e aprioristico. VOGLIO SOLO STARE DAVANTI ALLA MIA VITA COLLOQUIARE CON ME STESSO E POCHI ALTRI NON DOVER TEMERE EQUIVOCI SINTATTICI NON AVER BISOGNO DI SPIEGAZIONI CONTINUE.