Un’altra cosa importante ho imparato ritornando alle mie autentiche radici: ho imparato a guardare il mio tempo da prospettive diverse e a sentire il mio spirito come una persona vera. E’ qui che ho compreso cosa significhi la relatività delle cose. Ad essa ho demandato, purificandoli, i miei atteggiamenti meno seri. La politica, le ideologie, le passioni, le vittorie e le sconfitte, tutto quell’insieme di cose con cui pretendiamo di riempire i nostri giorni, prima allineate in ordine sparso sistemate poi sugli scaffali di una misura diversa e più antica, cambiano colore e importanza. Dovreste vederle mentre mentre pian piano scoloriscono fuori dalle feste di una nobiltà accessoria e vengono ridimensionate davanti al tribunale di un’aristocrazia che è culturale e mentale assieme.
martedì 17 novembre 2015
venerdì 13 novembre 2015
Orologi
Non l’ho voluta riconoscere, forse per stizza o per paura. La clessidra è stata capovolta qualche giorno fa. Io l’ho capito ma non mi son detto niente, avevo bisogno di tempo. Volevo tempo. Mi manca il tempo per dipanare la lana a modo mio. Ma di tempo ne avrò ancora diverso da quell’altro però; più rapido e cattivo ma ne avrò ancora. Non sarà facile usarlo rotolerà via a scatti ed io mi ferirò le mani per tener fermi gli ingranaggi. Quando la clessidra si è capovolta ha fatto un tonfo dentro di me e poi solo una breve vertigine. Scusami, ma è così che si diventa vecchi. Mi chiedi a quando, ti rispondo presto. Ti chiedo: come?
giovedì 12 novembre 2015
Seduti su una bomba
Nessuno esce vincitore da una guerra civile e nessun bene può venire dal sangue versato in ossequio a teorie politiche barbare e ben conosciute. Ma sento di dover dire che è incredibile come i nostri cosiddetti governanti ( in questo caso nemmeno regolarmente eletti – ma è solo un dettaglio) non si rendano conto della situazione esplosiva su cui sono beatamente seduti. E’ solo in un contesto devastato e senza speranza come quello odierno che l’idea rivoluzionaria prende peso e quindi forma. Monti e quelli che negli anni lo hanno preceduto e poi ancora i suoi sodali in Germania o in Francia, questi personaggi in doppiopetto grigio o in maglione falsamente scapigliato, gli adoratori dello Spread e dell’orgasmo finanziario stanno offrendo su un piatto d’argento agli eversivi di oggi quella occasione che essi non avrebbero mai costruito tanto bene.
lunedì 9 novembre 2015
In salotto
Nel silenzio placido delle cose familiari sentivo le innumerevoli ore trascorse ad inseguire i miei sogni segreti. Tutti quei libri di fronte a me sembravano un folto pubblico assiepato nell’arena della mia vita. Essi avevano già chiaramente espresso la loro opinione: ero certamente un idiota. Masticavo le giornate lentamente, ma esse erano prive di gusto: grossi ciotoli levigati tutti uguali gli uni agli altri, rotolavano tra la libreria e le strade di Palermo. Sapevo cosa facevo e dove mi trovavo: il bagaglio storico e personale dei luoghi che attraversavo mi era ancora perfettamente noto, ma io non lasciavo traccia di me stesso nel mio animo. Ero diventato un libro stucchevole riletto senza voglia. Le rare volte in cui ponevo attenzione alla mia condizione esistenziale, quelle dove non arrivava l’onda del grande sonno. La mia spinta vitale non superava un cupo fatalismo e una rabbia sorda e inutile.
sabato 7 novembre 2015
Taormina
Taormina è stata creata dal turismo di elite tedesco e inglese di quel periodo, da visitatori consci e stupiti dell’immenso patrimonio paesaggistico che si presentava ai loro occhi e che vi si persero dentro. Molti di essi vennero a consumare i loro ultimi anni su questo poggio che guarda lo Ionio da un lato e il grande vulcano dall’altro. I bar e i locali famosi che fino agli inizi degli anni 60 fecero la storia e l’educazione sentimentale di gran parte dei catanesi e delle signore capitate per caso in corso Umberto non hanno alcun senso senza l’abbraccio malizioso dello spazio attorno a te che solo può regalarti uno sguardo, un accavallarsi di gambe o un seno intravisto nell’atto di sorbire un gelato. E’ questa la magia che il luogo ha conservato. Solo così puoi pensare: resto per capire e morire.
giovedì 29 ottobre 2015
Plemmirio
Ho bisogno di lasciarmi andare al sogno, di crederci e vivere delle sue immagini sensuali e vere: con esse si può volare, leggeri e bellissimi e si può planare come uccelli marini nella terra dei papiri che avvampano al sole del tramonto.
Mi accendo una sigaretta, tiro una boccata ed espiro lentamente: il fumo è come il mio pensiero, mi esce dalla testa chiaro e limpido che pare che neanche mi appartenga e vola via lento come un uccello. Questo luogo col suo leggero ronzio di acqua che scorre è senza dubbio il posto del canto e del volo, dove l’acqua entra nella terra e si fa casa per gli uccelli, dove il mare e il cielo sono una cosa sola. Sognare qui costa pochissimo, lo Jonio a due passi mi raccoglierà …e poi annegare o volare non importerà molto, i palazzi della marina di Siracusa dall’altra parte del Plemmirio cominciano a diventare d’oro e d’argento mentre il sole scende nel mare.
martedì 27 ottobre 2015
Viale della Libertà
Viale della Libertà è attraversato da una brezza leggera, gli alberi sono ancora spogli. Fosse per me sarei rimasto qui a far finta di aspettare la conclusione di un amore: sarei invecchiato con alcuni fogli di carta e una penna in mano. Avrei scritto lì sopra la gioia leggera e vanesia che mi dà essere vivo da queste parti.
domenica 25 ottobre 2015
La solitudine di noi
Desiderio di seno, di pelle, di labbra: cerco di penetrarti con le parole e ti bevo con la mente. Sono trascorsi pochi istanti ma non posso più tornare indietro, è una tensione inarrestabile verso un orgasmo liberatorio; te ne sei accorta e ti sei riconosciuta, mi agganci con i tuoi occhi verdi, quasi febbricitanti, e non mi lasci più. Forse pensavi che tutto questo non fosse possibile, pensavo anch’io la stessa cosa prima di conoscerti. Ascoltami, ora, in un attimo, sta morendo il vecchio ragazzo che sapeva molte cose. Al suo posto sta nascendo un uomo nuovo, ignorante di tutto, ma curioso d’ogni cosa. Parlami, signorina, avvelenami un po’ alla volta: sta scomparendo tutto, gli oggetti e le persone intorno a noi. Saremo soli io e te fra poco, assolutamente soli. Quel che non sapevo è che la solitudine di noi mi avrebbe accompagnato per sempre.
giovedì 22 ottobre 2015
CASA MIA
Inutile dissidio delle ultime
Cinquantotto estati.
Parole esitanti, stonate,
risibili caricature del mio
sosia che malamente recita
il ruolo che fu di altri.
Quando certa sarà stabilita
La mia definitiva
inutilità
vecchiaia e saggezza mi riporteranno
a casa mia.
La porta sarà aperta,
abbraccerò le pareti bianche
mi confonderò con esse.
E infine non ci sarà più nessuno
che mi dirà che troppo grande
è stata la malinconia di vivere.
Una brutta copia
Sono convinto che le soluzioni ( politiche e sociali) ci sono ma si trovano
sotto l’orizzonte e bisogna navigare.
Non sarà certo una generazione di giovani e sciocchi
depressi cronici a risolverli,
non sarà insomma la brutta copia della MIA generazione
che potrà sperare di restare a cavallo del mondo,
così
mercoledì 21 ottobre 2015
L’isola grande
La Sicilia è un continente sia in senso stretto che in quello lato, potrei dire che possiede in massimo grado una bellezza paradossale, eccessiva e discontinua: quella propria di ogni frontiera, scomoda e sfuggente al dettato razionale dell’Europa che volendosene liberare cade ogni volta in un turbine di sensi ipnotico appena si lascia da essa sedurre.
lunedì 19 ottobre 2015
Da soli
Da soli il fluire ha un sapore particolare, diverso credo: da soli si pensa con più attenzione
e molte cose improvvisamente appaiono diverse.
Così diverse da sembrare nuove….o troppo vecchie. Vale anche per questa casa sull’acqua. Vale anche per voi che credete di sfuggire alla relatività della vita . Vale anche per tutti coloro che mi hanno frantumato le scatole in questi anni
Vale per ogni parola inutile lasciata a marcire sull’acqua del web. Vale per ogni sacrosanta verità che ci affanniamo a negare per idiozia congenita e reiterata.
domenica 18 ottobre 2015
L’amore in campo lungo
Io quando dopo altre vite sono tornato al campo lungo e ho lasciato da parte lo zoom ho visto un’altra immagine: ho visto che l’amore comunque mi sorrideva bellissimo e ingiusto nella sua dimensione aliena al tempo e alle mode. In campo lungo l’amore non finisce mai, è come se ci fosse sempre stato ed io nuoto dentro il mare in cui mi tuffai tanto tempo fa cosciente che vi annegherò, consapevole, dentro.
giovedì 15 ottobre 2015
Terra promessa
Dei giorni prima del 15 ottobre 1960 non possiedo che ricordi sfilacciati, vaghezze con alcuni lampi fortissimi in mezzo ad una nebbia senza confini. Il fortissimo trauma cranico di quel pomeriggio lontano giocando con i ragazzini in un oratorio del centro, si è portato via tutto o quasi. La mia vita ricomincia il giorno dopo in una corsia d’ospedale: apro gli occhi e sento di avere la testa fasciata e di percepire un ronzio diffuso, il viso di mio padre e mia madre è la terra promessa. Prima viveva un altro Enzo ma se n’è andato giocando in un cortile di Milano: di quel bambino mi son rimaste alcune cose isolate: la gioia per alcuni palloncini in via Dante a Milano il colore del vecchio mobile nella casa della nonna nell’antico paese siciliano, l’odore penetrante di stallatico del carretto su cui in estate attraversai la Val di Mazara… Il senso del mare una mattina quando scoprii le orme dei gabbiani sulla spiaggia e il sole era già alto. Il rumore del vento dolce dall’Africa fra le colonne doriche. Quell’Enzo non ha altra memoria di sé.
martedì 13 ottobre 2015
Presunzione
Un tempo ormai lontano pensavo di essere qualcuno: coltivai per anni il mio bagaglio per mantenere tale privilegio. E’ una minchiata! Oltrepassata una certa soglia siamo tutti meravigliosamente diseguali e sullo stesso piano come prospettive, solo la consapevolezza di ciò fa la differenza. Si può scriverne, raccontarlo, metterci impegno…sorriderne magari, sono vivo per ora, quando morirò lo capirete e capirete il resto. Dopo purtroppo Il web è pieno zeppo di presuntuosi perchè è l’umanità in toto a presumere, ad ergersi a giudice assoluto e non richiesto dell’altro, a ritenersi sopratutto portatore di una civiltà superiore che per divina origine può fare quel che vuole delle altre. Io non dico queste cose per dare come si suol dire, un colpo al cerchio e uno alla botte, constato semplicemente che l’uso di questo mezzo è continuamente rovinato dai nostri vizi e dalle nostre piccolezze.
lunedì 12 ottobre 2015
Lo spazio vuoto
Con tutto quello che ho lasciato negli anni in rete su spazi diversi fra loro potrei vivere di rendita per molto tempo.
Perchè no? Copiare e incollare QUI il materiale mio di altri mondi e altri tempi: compiacermene stoltamente e facilmente, dare un ritocchino qua ed uno là, dirmi non male, non male finchè l’eco dei miei passi si perderebbe nello spazio vuoto della mia esistenza.
domenica 11 ottobre 2015
Addio Nanda
Riprendo in mano i vecchi automatismi e mi sembra un secolo: ancora parole, di nuovo segni su queste pagine e stavolta sono per me. Sono per dire che la mia generazione se n’è andata definitivamente ieri. Andata, non morta, ma certamente ha passato la mano quando Nanda Pivano ha cessato di vivere. Tutta la letteratura di quella che Kerouac chiamò la beat generation, tutto lo scrivere nuovo e segreto dei miei sedici anni, tutta la mia anima sull’orlo delle labbra è passata nell’opera di questa donna. Chi potrà mai descrivere il senso di sorpresa e totale identificazione alla prima lettura di Hemingway o di E. Lee Masters, come posso comunicarvi il commosso smarrimento al primo e ormai lontanissimo ascolto del disco di De Andrè ? Nessuna traduzione servirebbe. I sogni in verità non muoiono, si nascondono quando l’aria o l’età diventano pesanti; ma la mia generazione adesso passa la mano, si raccoglie nel parlare tenero e assorto dei suoi ricordi bellissimi e liquidi. Altro non può fare, non deve fare.
giovedì 8 ottobre 2015
Il Movimento
Affermare e chiedere l’alternativa, l’autocritica, scelte diverse, democrazia e libertà di pensiero pian piano diventò nel 1970 solo un’affermazione “di merito” sciatta e senza vita. Insomma il fascismo di cui ci riempivamo la bocca nelle assemblee e nei cortei e la violenza che dicevamo di voler combattere noi l’applicammo in toto nel nostro modo di agire.
mercoledì 7 ottobre 2015
Giù verso lo Ionio
Mi guardo attorno, scende la sera di quest’ennesima stagione sui generis, adesso è l’ora di tornare dentro il mio abito e dentro la scatola di latta che mi ha portato sino a qui.
A Zafferana una granita di mandorla e poi giù, verso lo Jonio e Catania, in discesa verso la scogliera nera e acuminata che ha raccolto per millenni le voglie accese del vulcano. Riordinare i pensieri? Impossibile, troppa fatica e io sono pigro, molto pigro, al punto che vorrei che queste righe si scrivessero da sole e raccontassero di come la nostra vita è plasmata dal grembo naturale che ci accoglie dalla nascita, dai seni che ci allattano bambini, dal pane e dall’olio col pomodoro, dal profumo di basilico e dall’accento del dialetto che ascoltiamo quando ancora abbiamo strada davanti.
Quattro passi fra il piccolo molo e gli scogli neri, una trazzera di’ mari da queste parti una creuza de ma’ mille chilometri più a nord… La musica e l’arte che sono amore e passione li fanno coagulare assieme, diventano il medesimo sentiero, la stessa placida prospettiva. Tutto questo non cambia una riga della mia vita, della mia pigrizia sostanziale; nel mio sud c’è un altro mezzogiorno, un altro alito tiepido da cui non riesco a staccarmi… nonostante la giacca e la cravatta. Nonostante la lingua italiana.
martedì 6 ottobre 2015
I percorsi compiuti
ad un certo punto ho avuto la sensazione che il tempo si fosse dilatato
e, con esso, anche le alternative possibili.
Ma non è così, non può essere così,
appena esci dalla rada devi confrontarti con la possibilità di una tempesta o di un uragano.
Quello che riuscirò a scrivere sarà la cronaca di un sogno a mezzaria
fra questa stagione e l’altra che ho intravisto dentro la luce di un tramonto.
C’è una realtà che conosco bene: stare da soli può uccidere;
può lasciarti svuotato come una buccia che si sostiene per caso
finchè un colpo di vento più forte la fa' cadere
e ne mostra tutta l’intrinseca debolezza.
sabato 3 ottobre 2015
martedì 29 settembre 2015
Due volte bastano
Ho amato due volte in tutta la mia vita, la seconda volta è stata dura perchè la prima ferita era stata profondissima. Non ci sono tante chances per l’amore, una o due e poi stop, poi solo i ricordi su una pagina, un post sugli amori perduti che vagano là in alto come personaggi in cerca di autore e non ne avrebbero bisogno.
Qua in basso restano solo le conseguenze della perdita: un vuoto secco di anima, un disperato tentativo di far finta di niente. E le mani vuote senza più magia in attesa che venga il tempo giusto per poterne parlare in modo appropriato perchè l’amore alla fine è un patrimonio stupendo che resta come resti tu. Bellissimo e innamoratissimo un attimo prima del crollo di un’epoca, ma se giri la moviola al contrario e spacchi un fusibile diventa tutto un lunghissimo rallenty e lì dentro le donne sono di uno splendore assoluto e tu perfetto con loro in quel trailer. Spero che voi siate innamorati. Io non più.
domenica 27 settembre 2015
sabato 26 settembre 2015
giovedì 24 settembre 2015
Virtuale senza virtù
Ci siamo inventati immagini complesse, abbiamo infuso vita artificiale ad ectoplasmi e li abbiamo chiamati veri; adesso i nostri giorni ne sono pieni e le larve si muovono come se fossero autonome. Parliamo e discutiamo con essi con la fittizia sicumera di aver davanti interlocutori reali; da questo ne conseguono esaltazioni e rancori che quasi subito dimenticano la loro origine virtuale, si fanno designare come veri ed invece sono soltanto riflessi di un riflesso. Mascheriamo il niente e lo trucchiamo da primo attore, il resto della compagnia l’abbiamo licenziata. Io scrivo come se tutti i miei fantasmi avessero vita vera, le maschere che porto mi illudo di averle costruite io: ho una password, una tastiera e il sipario si è già alzato. Scrivo “come se”, vivo allo stesso modo.
domenica 20 settembre 2015
Altre strade
Molti ormai in rete si sono via via convinti che scrivere scemenze ben vestite ed obbiettivamente ostiche e quindi in commentabili sia il preciso compito di un blogger “alternativo”. Non sarò io certamente a convincerli della stupidità e sterilità di tale convinzione: i Blog come mezzo di scambio e comunicazione avevano dei limiti intrinseci che adesso sono diventati palesi, può darsi che durino (incredibilmente) ancora qualche lustro oppure che implodano schiacciati dal loro stesso vuoto interiore. La comunicazione cercherà altre strade, le finte chat altri attori, i falsi scrittori nuovi editori. Solo l’amore continuerà a macerarci l’anima perché non troverà né pace né assoluzione.
venerdì 18 settembre 2015
Una storia d’amore
La nostra è una storia d’amore signori,
ma a volte ci sono tutte le stelle del mondo che ci remano contro.
Dovrebbe essere come in certi film, in cui lui guarda lei in silenzio,
lei abbassa lo sguardo per un attimo
e, il fotogramma dopo, si ritrovano in un’isola sperduta
che passeggiano su un pontile andando incontro al tramonto.
Come nei film. Il resto sono sciocchezze.
Ho letto tempo fa che l’amore è matematica: sbagli l’equazione e il risultato non torna più.
martedì 15 settembre 2015
Il senso del ridicolo
La politica in rete alla fine mi lascia sempre addosso un gran senso del ridicolo; è uno dei motivi per cui non l’ho toccata quasi mai. Purtroppo anche per gli argomenti restanti pare che la semplice mia esistenza susciti controversie e malumori: ho ancora negli occhi e nella mente alcuni recenti equivoci legati al mio modo di essere.
giovedì 10 settembre 2015
Via Etnea
La tragedia iniziale si è già compiuta trentacinque anni fa. I suoi effetti nel tempo sono rotolati in basso lungo l’asse di via Etnea perché in fondo Catania è una lunga via diritta verso il mare dove qualcun’ altro ha ricominciato per me.
Adesso che sono altrove non ho affatto le idee più chiare. Qualcuno, osservandomi attentamente, noterebbe lo sguardo un po’ obliquo di un naufrago che tenta in tutti i modi di restare in piedi, aggrappato all’albero della nave che mi ha portato sulle rive dello Ionio, da quest’altra parte dell’isola.
martedì 8 settembre 2015
Cassibile
Cassibile è una strada lunga e diritta come una spada che taglia in due la campagna a sud di Siracusa, un rettilineo che sembra non voler mai finire, immerso fra ulivi, viti e agrumi; il mare non è lontano e se ne avverte il respiro nell’aria.
C’è quasi sempre un luminoso chiarore proprio a sud, là dove l’ultimo promontorio siciliano sprofonda nel mare ad una latitudine inferiore a quella della Tunisia. Cassibile è il monumento che la storia ha eretto a un momento di cinica “differenziazione” del divenire delle vicende italiane; l’armistizio firmato in queste campagne l’8 settembre del 1943 ha separato in modo definitivo due Italie, due mondi e due prospettive. L’ armistizio ha segnato la fine della guerra nel meridione e l’inizio della resistenza e della guerra civile nel settentrione.
domenica 30 agosto 2015
Una lente biconvessa
Io abito nella più grande isola del mediterraneo, una lente biconvessa che assomma in sé tutte le energie, il sole e le ombre di un continente perfettamente rappresentato in scala ridotta. Le ultime cronache sociali, lo sguardo buttato sulle consuete dinamiche politiche ripetono con monotona cantilena che le spine che mi pungevano 30 anni fa sono ancora acuminate, e fanno male; la Sicilia in Italia non c’è.
giovedì 27 agosto 2015
Convinzione logica
devo convincermi per motivi di logica intellettuale non per comodità o per scrupolo o per altro,
seduzione compresa.
lunedì 24 agosto 2015
Linguaggio e sofisma
non è possibile dire ad altri come realmente stiano le cose.
Bisogna aprire uno spiraglio,
una chiave segreta che non abbiamo mai calcolato:
il sofisma per giocare con le regole dell’assurdo.
venerdì 21 agosto 2015
Retorica
Non ha importanza per chi mi ascolta che io affermi la verità è più utile e in fondo soddisfacente che io lo convinca di esserne il latore, questo è l’antico assioma da sempre presente nelle pieghe della comunicazione. Sui blog o su un giornale, in un salotto o in aula parlamentare esercitiamo retorica ma senza sofismi e quindi senza cultura e questo è il motivo profondo delle nostre cadute dei nostri anonimati vergognosi e del nostro smarrimento diffuso.
martedì 18 agosto 2015
Un filo sottilissimo
Parlerò d’amore e quasi tutte le parole resteranno chiuse in gola e scuoterò la testa invocando l’unica che potrebbe dare loro la libertà di volare chiare nel cielo. E’ solo una questione di fede, come sempre: una scelta d’abbandono predestinato e fuor di logica. Dovrei credere che il filo sottilissimo possa ricomporsi. Che la frattura guarisca, senza segni, senza enfasi alcuna. Carezzo il velluto della poltrona con una lentezza golosa: ti rivedo al pianoforte e ti risento, suoni per me come allora ma dovrei credere che il filo sottilissimo si sia ricomposto. Carezzo il dorso dello schienale e in questa stanza non c’è nessun altro al di fuori di me e del mio ricordo vivo.
domenica 19 luglio 2015
CIAO PAOLO
La condanna a morte venne eseguita a questa stessa ora di ventanni fa. Era scontata e fu eseguita, devo dirlo, nell’iniziale indifferenza di tutti perchè tutti sapevano, le istituzioni sapevano e nessuno fece nulla. I cento chili di esplosivo con cui fu imbottita una 126 parcheggiata davanti alla casa della madre fecero il loro dovere: brandelli di pelle e di arti furono sparsi in un ampio raggio di via D’Amelio e il palazzo fu seriamente danneggiato. L’AGENDA ROSSA sparì immediatamente, la possibilità di indagare seriamente era stata già compromessa l’anno prima quando Falcone andò a Roma.
Oggi molti chiedono la verità, alcuni la pretendono, io la conosco, arrogantemente la conosco ed essa mi mortifica ogni giorno come cittadino e come siciliano. Borsellino come Falcone è stato assassinato perchè era un uomo onesto serio, preparato e non propenso a patteggiamenti con la mafia. Quindi pericolosissimo per cosa nostra e per tutto l’apparato statale che sottobanco con essa faceva affari redditizi. In Sicilia la gestione economica dell’amministrazione pubblica fa muovere denaro in termini enormi e da sempre la mafia entra in questa gestione e può farlo solo col tacito assenso del ministro o del pezzo grosso. Gli altri, i vassalli più o meno piccoli possono lavorare a tessere la tela di soldi e tangenti. Non è mai direttamente il presidente, il capo del governo o i suoi diretti, e più esposti mediaticamente, collaboratori a fare la telefonata a ricevere il boss…a mettere la firma: sono i sottoposti e il danno avanza ugualmente! Ma pensare che le alte cariche istituzionali e politiche a Palermo come a Roma non fossero coscienti di una bomba, un detonatore e una serie di stragi è solo una barzelletta stronza ed io oggi non voglia di ridere. CIAO PAOLO.
PICCOLA POSTILLA . Vi invito a leggere “Le ultime parole di Falcone e Borsellino” edito da chiarelettere, un libro di cui ho parlato recentemente; non amo i magistrati presenzialisti e politicizzati, quindi non amo Ingroia e Scarpinato ma la disanima del fenomeno mafioso è espressa in questo libro con una feroce lucidità da renderlo imperdibile! Le parole pronunciate dai due magistrati uccisi oggi a distanza di ventanni sono un atto d’accusa tremendo contro questa Nazione e i suoi rappresentanti locali e nazionali.
Oggi molti chiedono la verità, alcuni la pretendono, io la conosco, arrogantemente la conosco ed essa mi mortifica ogni giorno come cittadino e come siciliano. Borsellino come Falcone è stato assassinato perchè era un uomo onesto serio, preparato e non propenso a patteggiamenti con la mafia. Quindi pericolosissimo per cosa nostra e per tutto l’apparato statale che sottobanco con essa faceva affari redditizi. In Sicilia la gestione economica dell’amministrazione pubblica fa muovere denaro in termini enormi e da sempre la mafia entra in questa gestione e può farlo solo col tacito assenso del ministro o del pezzo grosso. Gli altri, i vassalli più o meno piccoli possono lavorare a tessere la tela di soldi e tangenti. Non è mai direttamente il presidente, il capo del governo o i suoi diretti, e più esposti mediaticamente, collaboratori a fare la telefonata a ricevere il boss…a mettere la firma: sono i sottoposti e il danno avanza ugualmente! Ma pensare che le alte cariche istituzionali e politiche a Palermo come a Roma non fossero coscienti di una bomba, un detonatore e una serie di stragi è solo una barzelletta stronza ed io oggi non voglia di ridere. CIAO PAOLO.
PICCOLA POSTILLA . Vi invito a leggere “Le ultime parole di Falcone e Borsellino” edito da chiarelettere, un libro di cui ho parlato recentemente; non amo i magistrati presenzialisti e politicizzati, quindi non amo Ingroia e Scarpinato ma la disanima del fenomeno mafioso è espressa in questo libro con una feroce lucidità da renderlo imperdibile! Le parole pronunciate dai due magistrati uccisi oggi a distanza di ventanni sono un atto d’accusa tremendo contro questa Nazione e i suoi rappresentanti locali e nazionali.
sabato 18 luglio 2015
Islam e teocrazia
La società islamica (diffusa ampiamente in vaste regioni del pianeta) è sovrapposta al dettato religioso, ne è palesemente una fisiologica emanazione; lo dicono i fatti, la storia, i numeri, il fatto che dovunque ci sia una comunità islamica si ripetono sempre le stesse dinamiche. Gli stati islamici sono TEOCRATICI signori miei, basta leggere con un minimo d’attenzione le cronache degli ultimi decenni. Gli stati occidentali lottano da secoli contro questo concetto avendo come obiettivo la creazione di una società e di leggi che abbiano alla base il principio opposto: la laicità. Se non si comprende questo concetto qualsiasi discussione è falsata nel fondo. Le valutazioni che tendono ad escludere la radice religiosa da certi atteggiamenti significano a mio parere che il lavaggio del cervello e la comodità ideologica che fa riferimento ad un certo trend ormai avviato, hanno ottenuto il loro scopo: l’slam che è molto più semplice e aggressivo ideologicamente, ci sta conquistando e non trova resistenze nemmeno in quelli che, maschi o femmine, dal suo propagarsi ne riceveranno i maggiori danni.
sabato 25 aprile 2015
25 APRILE
Questo è il post originale scritto il 23 aprile del 2010, riveduto e corretto negli anni seguenti per non turbare il mio e vostro quieto vivere. Quel tempo è finito.
Esistono molte storie, in genere scegliamo quella che ci fa più comodo in quel momento ma esiste anche l’eventualità, fondata sul motto latino “vae victis” ,che si scelga la storia parziale di chi la partita di quel particolare periodo l’ha vinta. Non c’è cosa più fisiologica per i finti storici che plasmare a proprio uso e consumo alcune storie, sfrondarle da certi particolari e rimetterle in circolazione come dimostrazione inoppugnabile della etica superiore da cui hanno tratto origine. Se in aggiunta a questo gli eventi possiedono quel tanto di drammaticità e crudeltà da farli apparire ripugnanti il gioco è fatto. Gli anni tra il 43 e il 46 sono stati la base ideologica su cui costruire la Repubblica, questa Repubblica: la storia che la sottende è quella dei vincitori e non può che annullare tutte le altre ragioni anche quelle più serie; è la stessa logica su cui si costruì l’unità d’Italia nel 1860, stessi personaggi, stessa politica, identica arroganza mentale, uguale cecità ideologica. Entrambe lezioni di storia inaffidabili. Può una giornata di festa importante essere sbiadita? Sì è possibile. Leggo i giornali, guardo la Tv e penso. Penso molto ma in modo confuso e incongruo, praticamente inutile. Penso ad altro per non pensare ai casi miei in modo ossessivo, non mi serve e non mi aiuta. Ma la giornata è quella che porta un nome luminoso: liberazione.
Sono nato sette anni dopo Piazzale Loreto e abitavo a Milano, per me bambino c’erano solo i partigiani e la resistenza, c’era solo questa fetta di pianura con le sue città. Il mio mondo finiva al Mugello. Da ragazzo c’erano sempre i partigiani ( un po’ imbiancati) ma si era aggiunta la lotta di classe e i movimenti studenteschi. Mi raccontarono in modo credibile che le due battaglie fossero figlie della stessa madre e che entrambe conducessero idealmente ad una società più giusta, più libera e più felice. Ogni anno e ad ogni commemorazione ci si allontanava sempre più da un periodo nero ( in tutti i sensi) ma non capivo perché tale sensazione di felicità sociale non fosse permessa ad alcuni che pure non erano vestiti di nero; capivo soltanto che la commemorazione era appannaggio esclusivo di una parte e che tutte le altre le fossero debitrici di qualcosa. Alcune non dovevano mettere nemmeno il naso fuori in quei giorni. Non riuscivo a comprendere una ghettizzazione così netta, non avevo la percezione di fantasmi così forti attorno a me: tutto ciò che era stato era finito con una scarica di mitra davanti al cancello di una villa nel comasco. Allora, mi chiedevo ai miei tredici anni, perché questa ostilità, questa sottile paura come se non fosse veramente finito tutto e i mostri del passato potessero tornare a passeggiare tra le vie del centro? Ricordo quando scoprii con sorpresa che c’erano ancora i fascisti, o almeno i presunti tali. Non erano solo quelli che stazionavano in piazza S. Babila e nemmeno solo quelli che vegetavano nell’unico partito fuori dall’arco costituzionale. C’erano fascisti nascosti ovunque, persino dai vicini di casa, persino tra i miei insegnanti di liceo. Li guardavo con incredulità, non avevano a mio parere nessuna caratteristica che potesse assimilarli a un gerarca o un repubblichino, non vedevo nessun squadrista eppure i compagni del Fgci me li additavano con fiero cipiglio ad ogni assemblea studentesca. Non cerano dubbi e soprattutto questi non erano rivelabili! La resistenza era stata e adesso doveva essere dovunque dalle mie parti, come si faceva a ipotizzare che potesse essere diversamente altrove? Le vicende degli anni tra l’inverno del 1944 e la primavera del 1945 era piene di fatti tremendi e sanguinosi, di drappelli nazi che entravano, prendevano e fucilavano tutti, donne vecchi e bambini compresi. Ogni storia aveva il suo giovane eroe o eroina che scriveva l’ultima lettera ad amici e genitori prima di essere trucidati l’indomani mattina all’alba da mano fascista. Il gelo e lo schifo mi entravano nelle vene, il sangue montava alla testa. Una situazione perfetta in cui scegliere il bene dal male, l’iniquo dal giusto in assoluto, il male stava solo da una parte, ogni gesto ogni racconta lo mostrava senza ombra di dubbio. Non c’era altra storia non esisteva un’altra Italia e nessuno dei miei coetanei si domandò mai come fosse possibile essere arrivati a piazzale Loreto dopo ventanni di regime, come fosse possibile credere a una Nazione triste, oppressa senza storia ne onore: quaranta milioni di antifascisti liberatisi in sei mesi da una dittatura non condivisa! Io ero pronto a prender su il fucile per combattere contro i porci che occupavano l’Italia. Ero prontissimo. Avevo diciassette anni Il 23 aprile del 1969 quando scoprii l’altra faccia della medaglia, capii quel giorno chi portava veramente i regali a Natale, lo capii male e mi feci male.
I compagni erano i fascisti (niente scandali per favore) avevano in mano il potere di condizionarti con un’intimidazione continua, il metodo del pensiero unico fascista, dell’unica idea disponibile dell’unica storia credibile era il loro perchè con i compagni non discuti, appoggi, non poni alternative, non sei degno di vivere fuori dalle loro posizioni. Le opinioni diverse sono revisionismo e la storia serve solo ai fini della vittoria finale. - - - Enzo ci hai rotto i coglioni con queste domande! Enzo che cazzo te ne frega di Reggio Emilia! l’8 settembre a fianco degli alleati e non dire cazzate. I morti solo da una parte, dall’altra maiali schifosi – Me lo ricordo bene il signor Pasini e i suoi amici. ” Sentite io voglio solo capire, non c’ero ed ho solo i racconti e i libri di storia per capire. ” ” Ragazzo c’è poco da capire! Abbiamo combattuto per liberare l’Italia dai fascisti, siamo morti e fucilati donne e uomini. Alla fine li abbiamo appesi e abbiamo vinto. SE NECESSARIO LO RIFAREMMO DI NUOVO. Vai a chiarirti le idee davanti ad un monumento ai caduti e se parli ancora di guerra civile sono cazzi tuoi, capito stronzetto?” Fu un incubo terribile, si erano cambiati, trasfigurati, avevano gli occhi iniettati di sangue, e mi avrebbero pestato, cazzo se mi avrebbero pestato. Spingevo sui pedali della bici come un disperato. Io sono sempre stato un alieno ovunque, mi insospettisco se vedo troppa gente sullo stesso carro. In genere giro da solo. Adesso sono passati degli anni, molti anni e so per certo che le cose non stanno nè come dice la Celebrazione nè come dicono i Camerati. La verità NON STA NEMMENO IN MEZZO perché semplicemente non c’è o non è unica, forse tra un secolo potremo guardare quella Italia in modo meno polemico, con meno assiomi scontati nella testa. Finora l’aria malsana di una guerra civile schifosa e crudele continua a agitare le fronde degli alberi della nostra vita. Non commentatemi chiedendomi dove sta la verità, non scrivetemi inchiodandomi come quarantenni fa alla croce del “fascista”!!! Che ne so io della assoluta verità? Io leggo la storia, anche quella dei vinti. Leggo le cronache partigiane ma anche Petacco, leggo le memorie di Pajetta ma anche quelle degli antifascisti bianchi. Ho letto le valutazioni di Giorgio Bocca ma, udite udite, ho letto Giampaolo Pansa. E lì nero su bianco, il sangue, gli stupri e le violenze hanno anche un’altra etichetta. L’assoluta verità? Quella fondante una nuova Nazione? Voi che avete molte risposte lo sapete, che avete quei bei blog pieni di ideali sicuri e che i buoni di qua i cattivi di là. Ho visto blog col segno sul muro come ai tempi del Fuhrer: questo è un blog comunista, questo è di destra. con quelli non ci parlo, con gli altri non c’è dialogo. Io sono laico, io no, io sono nel giusto voi invece siete stronzi. Da alieno oggi che sono solo e non ho una misura mutuata dal branco che potrebbe proteggermi, oggi che i venti anni e i compagni del movimento sono trapassati, oggi che sembra tutto un altro pianeta, dico che – L’Italia fu sconfitta nel 1945. Lo dimostrano le condizioni imposte dai vincitori, i debiti di guerra, la perdita di terre italiane. – Non potrà mai unire la celebrazione di una sconfitta che ha visto alcuni italiani combattere contro altri italiani, ambedue al seguito di eserciti stranieri. – Gli italiani di concreto fecero ben poco. Senza le Forze Anglo Americane non vi sarebbe stata alcuna “resistenza” (che infatti cominciò solo all’indomani dell’8 settembre) e il “contributo” militare alla vittoria Alleata fu totalmente privo di consistenza. Gli ideali sono una cosa la realtà un’altra. Siamo sempre stati dei furboni che tentano di ingigantire i propri meriti.
Si vive e si muore e c’è sempre una parte “sbagliata” e la guerra civile c’è stata, cazzo, signor Pasini. Il 25 aprile non unifica purtroppo, ho la nausea,non venitemi a dire che l’argomento resistenza non sia intoccabile: ancora scotta e fa male. Guardiamoci in faccia e così potete fare click dove sapete e chiudere il contatto: alla favola manichea delle due italie, una tutta buona e l’altra tutta schifosa e cattiva non ci credo, non esiste periodo storico con divisioni cosi nette, non in Italia che di divisioni è storicamente l’antesignana. La nostra democrazia ha visto un’alba insanguinata da una guerra civile che ha lasciato in terra migliaia di morti anche a nei dodici mesi seguenti il 25 aprile: informatevi prego ma se lo fate su Repubblica o nei circoli di rifondazione comunista è meglio che lasciate perdere. Stesso discorso se andate su siti di Forza Nuova o similari. Dovete ragionare con la vostra testa e con onestà intellettuale, poi potete continuare a pensarla come prima e mandarmi affanculo ma io sono certo di avervi reso un buon servizio. E’ vero c’è il revisionismo e a qualcuno può far comodo ( vedi shoah ma lì i fatti son troppo grossi e più che revisionismo è solo stronzismo di scarsa qualità), ma c’è anche il negazionismo che oggi ancora in Italia impedisce di sfatare i tabù di una storiografia che fa semplicemente ridere. Beh io mi sono stancato di ridere e voglio vederci chiaro: io non nego la resistenza, dico che non fu quella a sconfiggere le armate tedesche. Io non nego i valori di libertà espressi da alcuni protagonisti della resistenza partigiana,non nego il sangue che essi hanno versato per la loro causa; io dico che fra i partigiani circolarono per lungo tempo fior di criminali. Io sono certo che tra i cosiddetti fascisti cerano anche fior di galantuomini. L’intolleranza li travolse tutti. Io voglio sapere perché è stata fucilata e appesa a testa in giù Claretta Petacci, perché è stata fucilata e uccisa Luisa Ferida incinta, perché sono stati massacrati i partigiani del fratello di Pasolini….ma voi avete idea di quanti miliardi di righe dovrei utilizzare per scrivere i nomi degli assassinati fra il 25 aprile 45 e la fine del 46? I partigiani della brigata Garibaldi hanno compiuto omicidi, lo stesso dicasi per i Gap. Le brigate nere e molti repubblichini hanno compiuto lo stesso tipo di delitti, ma dopo? Dopo qualcuno mi spiega o mi vuole giustificare senza sbandierare panni rossi la carneficina in tutto il territorio del nord? Subito dopo il 25 aprile e anche un po’ prima, le esecuzioni dei partigiani che non volevano sottostare alla supremazia del Pci divennero sempre più frequenti: era la strategia del delitto per preparare l’insurrezione rossa che sembrava lì pronta da cogliere. E in quel tempo quasi tutti i compagni erano convinti che ormai la pera era cotta e bisognava andar per le spicce.
Le spicce si chiamavano gli squadroni della morte che fecero tabula rasa di possidenti e artigiani, contadini ed ex podestà, di maestre e professori, ragazzi e ragazze figli e figlie di fascisti veri o presunti. Omicidi e stupri, un merdaio altro che balle: omicidi spacciati per lotta di classe e anche un mare di vendette personali, omicidi per quattro soldi o per eliminare testimoni scomodi, col grande partito comunista che stava a guardare o mettere pezze. Il 25 aprile è rimasto retorica, bugie ed omissioni che riguardano solo una fetta di questo paese, non può essere festa nazionale. E comunque nazione non c’è ne mai stata e tutta questa tirata non serve a niente, tanto per cambiare. Fine delle trasmissioni che ho la nausea.
Esistono molte storie, in genere scegliamo quella che ci fa più comodo in quel momento ma esiste anche l’eventualità, fondata sul motto latino “vae victis” ,che si scelga la storia parziale di chi la partita di quel particolare periodo l’ha vinta. Non c’è cosa più fisiologica per i finti storici che plasmare a proprio uso e consumo alcune storie, sfrondarle da certi particolari e rimetterle in circolazione come dimostrazione inoppugnabile della etica superiore da cui hanno tratto origine. Se in aggiunta a questo gli eventi possiedono quel tanto di drammaticità e crudeltà da farli apparire ripugnanti il gioco è fatto. Gli anni tra il 43 e il 46 sono stati la base ideologica su cui costruire la Repubblica, questa Repubblica: la storia che la sottende è quella dei vincitori e non può che annullare tutte le altre ragioni anche quelle più serie; è la stessa logica su cui si costruì l’unità d’Italia nel 1860, stessi personaggi, stessa politica, identica arroganza mentale, uguale cecità ideologica. Entrambe lezioni di storia inaffidabili. Può una giornata di festa importante essere sbiadita? Sì è possibile. Leggo i giornali, guardo la Tv e penso. Penso molto ma in modo confuso e incongruo, praticamente inutile. Penso ad altro per non pensare ai casi miei in modo ossessivo, non mi serve e non mi aiuta. Ma la giornata è quella che porta un nome luminoso: liberazione.
Sono nato sette anni dopo Piazzale Loreto e abitavo a Milano, per me bambino c’erano solo i partigiani e la resistenza, c’era solo questa fetta di pianura con le sue città. Il mio mondo finiva al Mugello. Da ragazzo c’erano sempre i partigiani ( un po’ imbiancati) ma si era aggiunta la lotta di classe e i movimenti studenteschi. Mi raccontarono in modo credibile che le due battaglie fossero figlie della stessa madre e che entrambe conducessero idealmente ad una società più giusta, più libera e più felice. Ogni anno e ad ogni commemorazione ci si allontanava sempre più da un periodo nero ( in tutti i sensi) ma non capivo perché tale sensazione di felicità sociale non fosse permessa ad alcuni che pure non erano vestiti di nero; capivo soltanto che la commemorazione era appannaggio esclusivo di una parte e che tutte le altre le fossero debitrici di qualcosa. Alcune non dovevano mettere nemmeno il naso fuori in quei giorni. Non riuscivo a comprendere una ghettizzazione così netta, non avevo la percezione di fantasmi così forti attorno a me: tutto ciò che era stato era finito con una scarica di mitra davanti al cancello di una villa nel comasco. Allora, mi chiedevo ai miei tredici anni, perché questa ostilità, questa sottile paura come se non fosse veramente finito tutto e i mostri del passato potessero tornare a passeggiare tra le vie del centro? Ricordo quando scoprii con sorpresa che c’erano ancora i fascisti, o almeno i presunti tali. Non erano solo quelli che stazionavano in piazza S. Babila e nemmeno solo quelli che vegetavano nell’unico partito fuori dall’arco costituzionale. C’erano fascisti nascosti ovunque, persino dai vicini di casa, persino tra i miei insegnanti di liceo. Li guardavo con incredulità, non avevano a mio parere nessuna caratteristica che potesse assimilarli a un gerarca o un repubblichino, non vedevo nessun squadrista eppure i compagni del Fgci me li additavano con fiero cipiglio ad ogni assemblea studentesca. Non cerano dubbi e soprattutto questi non erano rivelabili! La resistenza era stata e adesso doveva essere dovunque dalle mie parti, come si faceva a ipotizzare che potesse essere diversamente altrove? Le vicende degli anni tra l’inverno del 1944 e la primavera del 1945 era piene di fatti tremendi e sanguinosi, di drappelli nazi che entravano, prendevano e fucilavano tutti, donne vecchi e bambini compresi. Ogni storia aveva il suo giovane eroe o eroina che scriveva l’ultima lettera ad amici e genitori prima di essere trucidati l’indomani mattina all’alba da mano fascista. Il gelo e lo schifo mi entravano nelle vene, il sangue montava alla testa. Una situazione perfetta in cui scegliere il bene dal male, l’iniquo dal giusto in assoluto, il male stava solo da una parte, ogni gesto ogni racconta lo mostrava senza ombra di dubbio. Non c’era altra storia non esisteva un’altra Italia e nessuno dei miei coetanei si domandò mai come fosse possibile essere arrivati a piazzale Loreto dopo ventanni di regime, come fosse possibile credere a una Nazione triste, oppressa senza storia ne onore: quaranta milioni di antifascisti liberatisi in sei mesi da una dittatura non condivisa! Io ero pronto a prender su il fucile per combattere contro i porci che occupavano l’Italia. Ero prontissimo. Avevo diciassette anni Il 23 aprile del 1969 quando scoprii l’altra faccia della medaglia, capii quel giorno chi portava veramente i regali a Natale, lo capii male e mi feci male.
I compagni erano i fascisti (niente scandali per favore) avevano in mano il potere di condizionarti con un’intimidazione continua, il metodo del pensiero unico fascista, dell’unica idea disponibile dell’unica storia credibile era il loro perchè con i compagni non discuti, appoggi, non poni alternative, non sei degno di vivere fuori dalle loro posizioni. Le opinioni diverse sono revisionismo e la storia serve solo ai fini della vittoria finale. - - - Enzo ci hai rotto i coglioni con queste domande! Enzo che cazzo te ne frega di Reggio Emilia! l’8 settembre a fianco degli alleati e non dire cazzate. I morti solo da una parte, dall’altra maiali schifosi – Me lo ricordo bene il signor Pasini e i suoi amici. ” Sentite io voglio solo capire, non c’ero ed ho solo i racconti e i libri di storia per capire. ” ” Ragazzo c’è poco da capire! Abbiamo combattuto per liberare l’Italia dai fascisti, siamo morti e fucilati donne e uomini. Alla fine li abbiamo appesi e abbiamo vinto. SE NECESSARIO LO RIFAREMMO DI NUOVO. Vai a chiarirti le idee davanti ad un monumento ai caduti e se parli ancora di guerra civile sono cazzi tuoi, capito stronzetto?” Fu un incubo terribile, si erano cambiati, trasfigurati, avevano gli occhi iniettati di sangue, e mi avrebbero pestato, cazzo se mi avrebbero pestato. Spingevo sui pedali della bici come un disperato. Io sono sempre stato un alieno ovunque, mi insospettisco se vedo troppa gente sullo stesso carro. In genere giro da solo. Adesso sono passati degli anni, molti anni e so per certo che le cose non stanno nè come dice la Celebrazione nè come dicono i Camerati. La verità NON STA NEMMENO IN MEZZO perché semplicemente non c’è o non è unica, forse tra un secolo potremo guardare quella Italia in modo meno polemico, con meno assiomi scontati nella testa. Finora l’aria malsana di una guerra civile schifosa e crudele continua a agitare le fronde degli alberi della nostra vita. Non commentatemi chiedendomi dove sta la verità, non scrivetemi inchiodandomi come quarantenni fa alla croce del “fascista”!!! Che ne so io della assoluta verità? Io leggo la storia, anche quella dei vinti. Leggo le cronache partigiane ma anche Petacco, leggo le memorie di Pajetta ma anche quelle degli antifascisti bianchi. Ho letto le valutazioni di Giorgio Bocca ma, udite udite, ho letto Giampaolo Pansa. E lì nero su bianco, il sangue, gli stupri e le violenze hanno anche un’altra etichetta. L’assoluta verità? Quella fondante una nuova Nazione? Voi che avete molte risposte lo sapete, che avete quei bei blog pieni di ideali sicuri e che i buoni di qua i cattivi di là. Ho visto blog col segno sul muro come ai tempi del Fuhrer: questo è un blog comunista, questo è di destra. con quelli non ci parlo, con gli altri non c’è dialogo. Io sono laico, io no, io sono nel giusto voi invece siete stronzi. Da alieno oggi che sono solo e non ho una misura mutuata dal branco che potrebbe proteggermi, oggi che i venti anni e i compagni del movimento sono trapassati, oggi che sembra tutto un altro pianeta, dico che – L’Italia fu sconfitta nel 1945. Lo dimostrano le condizioni imposte dai vincitori, i debiti di guerra, la perdita di terre italiane. – Non potrà mai unire la celebrazione di una sconfitta che ha visto alcuni italiani combattere contro altri italiani, ambedue al seguito di eserciti stranieri. – Gli italiani di concreto fecero ben poco. Senza le Forze Anglo Americane non vi sarebbe stata alcuna “resistenza” (che infatti cominciò solo all’indomani dell’8 settembre) e il “contributo” militare alla vittoria Alleata fu totalmente privo di consistenza. Gli ideali sono una cosa la realtà un’altra. Siamo sempre stati dei furboni che tentano di ingigantire i propri meriti.
Si vive e si muore e c’è sempre una parte “sbagliata” e la guerra civile c’è stata, cazzo, signor Pasini. Il 25 aprile non unifica purtroppo, ho la nausea,non venitemi a dire che l’argomento resistenza non sia intoccabile: ancora scotta e fa male. Guardiamoci in faccia e così potete fare click dove sapete e chiudere il contatto: alla favola manichea delle due italie, una tutta buona e l’altra tutta schifosa e cattiva non ci credo, non esiste periodo storico con divisioni cosi nette, non in Italia che di divisioni è storicamente l’antesignana. La nostra democrazia ha visto un’alba insanguinata da una guerra civile che ha lasciato in terra migliaia di morti anche a nei dodici mesi seguenti il 25 aprile: informatevi prego ma se lo fate su Repubblica o nei circoli di rifondazione comunista è meglio che lasciate perdere. Stesso discorso se andate su siti di Forza Nuova o similari. Dovete ragionare con la vostra testa e con onestà intellettuale, poi potete continuare a pensarla come prima e mandarmi affanculo ma io sono certo di avervi reso un buon servizio. E’ vero c’è il revisionismo e a qualcuno può far comodo ( vedi shoah ma lì i fatti son troppo grossi e più che revisionismo è solo stronzismo di scarsa qualità), ma c’è anche il negazionismo che oggi ancora in Italia impedisce di sfatare i tabù di una storiografia che fa semplicemente ridere. Beh io mi sono stancato di ridere e voglio vederci chiaro: io non nego la resistenza, dico che non fu quella a sconfiggere le armate tedesche. Io non nego i valori di libertà espressi da alcuni protagonisti della resistenza partigiana,non nego il sangue che essi hanno versato per la loro causa; io dico che fra i partigiani circolarono per lungo tempo fior di criminali. Io sono certo che tra i cosiddetti fascisti cerano anche fior di galantuomini. L’intolleranza li travolse tutti. Io voglio sapere perché è stata fucilata e appesa a testa in giù Claretta Petacci, perché è stata fucilata e uccisa Luisa Ferida incinta, perché sono stati massacrati i partigiani del fratello di Pasolini….ma voi avete idea di quanti miliardi di righe dovrei utilizzare per scrivere i nomi degli assassinati fra il 25 aprile 45 e la fine del 46? I partigiani della brigata Garibaldi hanno compiuto omicidi, lo stesso dicasi per i Gap. Le brigate nere e molti repubblichini hanno compiuto lo stesso tipo di delitti, ma dopo? Dopo qualcuno mi spiega o mi vuole giustificare senza sbandierare panni rossi la carneficina in tutto il territorio del nord? Subito dopo il 25 aprile e anche un po’ prima, le esecuzioni dei partigiani che non volevano sottostare alla supremazia del Pci divennero sempre più frequenti: era la strategia del delitto per preparare l’insurrezione rossa che sembrava lì pronta da cogliere. E in quel tempo quasi tutti i compagni erano convinti che ormai la pera era cotta e bisognava andar per le spicce.
Le spicce si chiamavano gli squadroni della morte che fecero tabula rasa di possidenti e artigiani, contadini ed ex podestà, di maestre e professori, ragazzi e ragazze figli e figlie di fascisti veri o presunti. Omicidi e stupri, un merdaio altro che balle: omicidi spacciati per lotta di classe e anche un mare di vendette personali, omicidi per quattro soldi o per eliminare testimoni scomodi, col grande partito comunista che stava a guardare o mettere pezze. Il 25 aprile è rimasto retorica, bugie ed omissioni che riguardano solo una fetta di questo paese, non può essere festa nazionale. E comunque nazione non c’è ne mai stata e tutta questa tirata non serve a niente, tanto per cambiare. Fine delle trasmissioni che ho la nausea.
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